sabato 8 settembre 2012

Cronache Cinesi 2012 - Vivere con/come le bestie.

Avevo promesso anche un post su questo divertente aspetto della permanenza cinese e quindi eccolo.
Arrivati là, sebbene le condizioni fossero, come già detto, migliori rispetto a quelle dello scorso anno, ciò non toglie che in qualche modo si dovesse sopravvivere alle usanze del luogo. Sopravvivere vuol dire adattarsi. Ed adattarsi vuol dire trasformarsi in bestie (tanto già a 4 zampe camminavamo scendendo le scale quindi...).
Tanto per cominciare spieghiamo anche un po' il titolo del post e il binomio "con/come".
Si viveva "con" le bestie inteso in ogni modo intendibile. Con gli animali, con i bambini, con il resto della popolazione.
Si viveva "come" le bestie adattandosi ad alcune usanze che qua, suppongo, risulterebbero poco gradite.
Facciamo qualche esempio.
Animali.
Bestie di questo genere erano ovunque. Inoltre gli animali lì sono pompatissimi (faranno kungfu anche loro che volete che vi dica), qualunque cosa assumeva delle dimensioni improbabili.
I tafani che c'erano alle Paludi della Tristezza erano grandi quei 4 cm buoni e ti svolazzavano attorno facendo un rumore come se ti stesse per atterrare un Boing sulla testa. Non dico le lotte per eliminarli. Ogni tanto arrivavano delle sberle a caso da qualcuno che tentava di "salvarti la vita" dai malefici tafani con il risultato che si faceva un po' di Qigong duro gratuito anche in questi casi.
Poi c'erano le vespe. Quelle alla Scuola erano "ammaestrate" nel senso che mentre eri rilassata sulle panchine sulla terrazzina queste ti giravano intorno dando parecchio fastidio ma senza causare problemi veri e propri. A differenza di quelle incontrate sulla strada per le cascate dei 5 draghi che avevano deciso di piazzare il loro nido nel bel mezzo del sentiero ed erano pure un po' incazzate quando qualcuno decideva di passarci in mezzo.
Poi c'erano i ragni che abitavano la Scuola. Uno di dimensioni accettabili che aveva dimora sopra i tavolini dove c'erano le tende per il sole. L'altro, invece, era geneticamente modificato e abitava sopra le scale che portavano alla terrazzina. Aveva una ragnatela di tutto rispetto. Un giorno stavo aggiornando il diario di viaggio ed una libellula si è schiantata a tutta velocità nella ragnatela. Tempo un'ora e non era rimasto più nulla. Poi il ragno è sparito per qualche giorno prima di tornare bello ingrassato a riprendere la sua posizione.
Il simpatico ragno sopra le scale.
Poi ci son state altre bestie che hanno popolato la nostra stanza.
In primis qualcosa d'indefinito simile ad una falena grande come il palmo di una mano (vabbè della mia mano) che ha abitato il bagno per più di un giorno perchè, sebbene fossi in stanza con 3 uomini, abbiamo aspettato le luci del giorno per debellarlo. Con tanto di scenetta:
Jao entra in bagno, esce "Ragazzi, c'è un bestio enorme nel bagno!"
dal fondo della stanza "Uccidilo"
Jao esce di nuovo dal bagno. Entra Teo "Oh ma c'è una bestia gigantesca in bagno"
da metà stanza "Uccidilo"
Teo esce dal bagno. Entra Wil "Hey ma che è sta roba gigantesca in bagno?"
dal mio letto "Uccidilo"
cinque minuti dopo entro io, riapro la porta "Oh ma c'è una bestia enorme! Jao uccidila"
La mattina seguente la bestia era ancora lì che ci osservava prepararci per il power training. E' stata debellata solo la sera.
Scena più o meno simile con un millepiedi lungo quegli onesti 8 cm.
Ad un certo punto fuori dal bagno ci siamo ritrovati un cimitero di bestie cadute sul campo che nessuno ha pensato di spostare o togliere. Nemmeno ci fosse bisogno di un monito.
Una sera è entrata una cavalletta. Una sera quando ormai era ora di dormire. Quindi è stata lasciata libera di saltellare sulle teste di tutti.
Infine la fantastica scolopendra sul condizionatore. Poi che fosse o meno la bestia dal nome difficile da ricordare non so. So solo che ha scatenato il panico di Fefeng.
Anche qua 15 minuti per debellarla. Esiste un video di questa cosa. Ma per la salvaguardia della dignità dei presenti (compresa io che stavo filmando il tutto a distanza di sicurezza) non lo pubblicherò.
Vi dico solo che prima c'è stata tutta una strategia d'attacco pianificata fino all'impossibile con tanto di "se la colpissi e dovesse essere ancora viva allora mettiamo questo sotto così possiamo prenderla e buttarla fuori, altrimenti teniamo anche la ciabatta" "ma sì non ti preoccupare, non sbaglio mai, one shot one kill!" Bastonata che manca di quei 5 cm buoni l'orribile bestia. Quest'ultima salta giù dal condizionatore e s'infila in un comodino laccato dal dubbio gusto. Qua è stato il panico. Luci, torce, gente che cerca sul pc i punti deboli dell'animale, gente con autan e accendino che lancia fiammate per la stanza, persone inopportune che compaiono per dire che non trovavano più il telecomando del condizionatore e alle quali è stata sbattuta la porta in faccia.
15 minuti dopo, e qualche capo di abbigliamento bruciacchiato qua e là, una scarpa ha messo fine al terribile nemico per il sollievo di tutta la truppa.
Le mosche avevano una dimensione normale, ma erano di una fastidiosità esemplare. Le scacciavi e tornavano nello stesso esatto punto di prima. Le scacciavi di nuovo e ritornavano sempre lì. E così fino a quando non tentavi di sterminarle con qualche metodo poco ortodosso.
Le zanzare, invece, erano intelligenti. Non stavano a ronzarti intorno alla testa fino a farti impazzire. No, loro ti pungevano e basta. Ma almeno dormivi!
Poi c'erano i bambini.
Panda (chiamato, peraltro, così dal Coach stesso) che aveva questa discutibile abitudine di girare senza mutande. Quindi quando facevamo Sanda ed eravamo tutti con i pantaloncini corti...eh...immaginatevi le belle visioni che ne potevano conseguire. Inoltre il ragazzino era il campione mondiale indiscusso di peti a comando. Ogni tanto ti mollava delle renze in faccia che nemmeno una bomba chimica avrebbe sortito gli stessi effetti. Ne sono certa. Oltretutto aveva questa simpatica abitudine di lavarsi ogni tanto a pezzi con tanto che, quindi, il livello di puzza aumentava esponenzialmente di giorno in giorno fino a quando una volta il Coach non l'ha odorato e spedito in doccia per la mia gioia (e salvezza) che lo avevo accanto durante la visione di qualche video sul pc del Coach e stavo cominciando a vedere animali mitologici sopraffatta dalle emanazioni pestilenziali.
Lo Sveglio (un nome un po' cattivo per un ragazzino di 19 anni che, in effetti, non era del tutto centrato), comunque, dicevo, Lo Sveglio. Lui aveva le mutande. Lo abbiamo scoperto la sera che è uscito a riempire la borraccia vestito solo con quelle. Erano nere slavate, o bianche mai lavate, a scelta.
Lui aveva la tendenza, oltre a mollare renze, ad accorgersi dello stimolo del dover urinare quando ormai era troppo tardi ed infatti più e più volte lo abbiamo visto correre in bagno reggendosi il pacco per poi uscire sconfitto e con una chiazza inequivocabile sui pantaloni. Pantaloni che lavava, forse, una volta al mese.
Indovinate un po' chi era in coppia con lui durante alcuni esercizi di preparazione fisica? Esatto. Io. Compreso quel bellissimo esercizio dove dovevi metterti la persona sulle spalle (non sulla schiena...proprio sulle spalle) e fare piegamenti sulle gambe. Stavo soffocando dalla puzza (e anche perchè il tizio aveva iniziato a stringere le gambe per non cadere bloccandomi la respirazione).
Long Long, il piccolo demonio. Lui era una bestia e basta. E dire che il giorno che è arrivato accompagnato dai genitori ci faceva tenerezza. Era tutto timido, non parlava, non ti avvicinava, quasi non ti guardava. Poi l'hanno tosato (come del resto han fatto con quasi tutti, mettendogli intorno il grembiule con il quale il cuoco cucinava) e da lì è rinato come una bestia. Ha cominciato a diventare molesto fino all'inverosimile mentre correva ovunque urlando "laoooowaaaaaaaiiii, laaaaaooooowaaaaiiiiiii". Molesto. E poi, ovviamente, lontano dai genitori, ha smesso di lavarsi.
Ma in tutto questo noi che facevamo?
Che domande. Ci adattavamo alla fauna locale. E no, non ci arrampicavamo sui condizionatori nelle altre stanze. Vivevamo come le bestie perchè altrimenti sarebbe stata una situazione improponibile.
Quindi quando mangiavamo ci adattavamo alle usanze locali. Tolto che, almeno per noi occidentali, c'era la sacrosanta regola del "tutto quello che cade sul tavolo resta sul tavolo" specialmente dopo aver visto Lo Sveglio pulire i tavoli con le stesse cose con le quali puliva i pavimenti. Quelli del bagno compresi, ovviamente. E in ogni caso gli stracci usati dagli altri e di dubbia provenienza avevano un colore poco raccomandabile.
Comunque, al di là di questa regola, tutto il resto era ammesso. Era ammessa la carica alle ciotole con le verdure dove tutti attingevano, perchè mangiare "alla cinese" vuol dire avere il cibo in mezzo al tavolo e tutti ne prendono un po' poco a poco...niente servizi nei piatti o cose così, e quel che mi spaventa è aver pensato, e pensare tuttora, che sia molto più funzionale in questo modo. In sostanza è come avere una gigantesca ciotola d'insalata in mezzo al tavolo, invece che passare la ciotola e prenderne tutti una porzione la si lascia lì spiluccando una foglia quando se ne ha voglia. Più funzionale ma questo vuol dire condividere cose toccate dalle bacchette di tutti. Un esemplare scambio salivare.
Inoltre in Cina c'è questa simpatica e discreta usanza del sorbire il cibo. Con il riso è già più complicato ma qualunque cosa implichi "brodaglia", potete starne certi, provocherà una sinfonia di succhiamenti vari a tavola. Facciamo l'esempio con i noodles in brodo (ma anche non in brodo se è per questo). La sera c'era un inquinamento acustico che nemmeno a Malpensa. Dicono che la funzionalità di questa cosa sia raffreddare il cibo. Non lo so, quando lo fai sei così preso dal tentare di far più rumore del tuo vicino che non fai molto caso alla temperatura di quel che mangi.
Altra usanza è quella di sputacchiare sul tavolo, al lato della tua ciotola, quello che non mangi. Ad esempio tutte le ossa della carne che ci veniva proposta, i pezzi di pomodoro non mangiabili, il guscio dei "gamberetti" che strisciano e così via. Toglitela questa mania quando torni...una tragedia.
Poi mentre si mangia di solito non si beve. Non chiedetemi perchè, loro non bevono mai e alla fine anche noi ci siamo adattati a questo. Ma è un particolare poco divertente, in effetti.
Fuori dalla tavola.
Vediamo, fuori dalla tavola i ragazzi avevano deciso che fosse giusto seguire le tradizioni locali dello sputare continuo ed ingiustificato. Sputavano sempre. Il problema è che il primo giorno commenti "che schifo", il secondo "ma dai basta", il terzo "ah solo?" e dal quarto in poi o non ci fai più caso o li inciti a fare una gara di sputi.
Viste queste premesse direi che non c'è da stupirsi nel dirvi che ogni cosa fosse permessa...gente che annuncia (molto finemente) "vado a cagare", lasciare il bagno allagato dopo la doccia, lasciare che il mio accappatoio diventasse l'asciugamano di tutti (e non lavarlo mai per un mese perchè nel caso non si fosse asciugato sarei stata un po' nei guai) e così via.
Poi non parliamo dei vestiti.
La lavatrice, in genere, veniva fatta due volte alla settimana.
La modalità d'uso era quella solita dello scorso anno ovvero: tubo per riempirla d'acqua, detersivo messo a caso, 15 minuti di centrifuga in acqua fredda et voilà! Fatto il bucato! (Ogni tanto, quando la situazione lo richiedeva, facevamo addirittura due lavaggi per le stesse cose!).
Comunque, quando era ora di lavare le cose si prendeva il sacco della roba sporca e si buttava tutto dentro. Le cose di tutti insieme e tutti i colori mischiati. Poi si andava a stendere sulla terrazzina.
Questo per dire che non è che fosse così semplice lavare i vestiti. prima di tutto implicava una certa tempistica tra riempire la lavatrice, lavare, svuotare, ri-riempire, ri-svuotare, estrarre il tutto, strizzare a mano e stendere. E poi per lavare tutto si dovevano fare almeno almeno 3 lavatrici. In più si stendeva solo all'aperto. Quindi se il tempo non era clemente eravamo fregati. Troppo umido implicava lasciare le cose stese per quel paio di giorni e quindi tornavano puzzolenti, quando pioveva non potevamo stendere se non in una zona ridotta.
Quindi molto spesso partiva lo sniff-test dei capi d'abbigliamento ancora indossabili. Il che non significava affatto che non puzzassero, al massimo significava che puzzassero meno degli altri.
Il normale percorso di una maglietta era: pigiama, giornata di allenamento (quindi tutto il giorno perchè non è che ci prendessimo troppo spesso la briga di cambiarci tra un allenamento e l'altro), ed infine, quando ormai la maglietta camminava da sola e ti s'infilava a comando dotata di vita propria, diventava la maglietta per il power training. Tanto dopo il PT sarebbe stata fradicia comunque, quindi che senso aveva usarne una nuova e pulita (ammesso che ne avessimo una definibile pulita)?
Così alle 5.30 della mattina, pur avendo fatto la doccia la sera prima, puzzavamo già.
Ma tanto puzzavamo tutti quindi non ci sentivamo. Sarà questo che ci ha salvati, suppongo.
Poi è anche capitato che, qualche volta, facessimo i cinesi. Facciamo un esempio pratico. Una sera che "abbiamo fatto festa" alla Scuola ed abbiamo fatto tardi, molto tardi (lì tardi vuol dire superare le 11 di sera per la cronaca) ed il mattino dopo ci sarebbe stato il power training...bè, lo ammetto, siamo andati a dormire senza docciarci e con la divisa addosso. Ora che ci penso mi vien quasi da dire "che schifo". Quasi.
Del resto non è che nella pausa pomeridiana ci cambiassimo. E chi lo faceva stava usando quegli stessi vestiti da un mese sicchè a livello olfattivo non differiva molto dagli altri.
Eravamo così abituati ad essere sporchi per tutta la giornata che anche quando andavamo in città non ci facevamo spaventare dal doverci sedere a mangiare su dei gradini super lerci davanti a dei negozi. Il fatto che delle bambine ci abbiano regalato dei pezzi di carta da mettere sotto il sedere avrebbe dovuto, magari, farci pensare un attimo alle conseguenze del nostro sederci. E invece...
Arrivati a casa poi ci si sedeva tranquillamente sul letto. Ma anche questi son dettagli.
Le lenzuola non sono mai state lavate. Anche perchè non è che fossimo dotati di ricambi.
E nella stanza c'era così tanto umido che la prima settimana (quando ancora non avevamo libero accesso al condizionatore) tutto, e sottolineo tutto, era umidiccio. Vestiti, coperte, materasso, noi. Verso la fine della permanenza lì il mio cuscino aveva iniziato a fare la muffa su un lato. L'ho girato.
Le ciotole del cibo le abbiamo lavate, nel 70% dei casi, con un detersivo allungato con l'acqua. Allungato così tante volte da essere, poi, acqua e basta.
E poi non riesco ancora a capire una cosa.
In Cina ci sono bagni pubblici ovunque, ce ne sono tantissimi (cosa che qua, paese civilizzato, è utopica). Quel che non capisco è se mi sembrassero accettabilmente puliti perchè effettivamente non erano ridotti così male o se mi sembrassero puliti perchè tanto ormai non mi sarei schifata più di nulla.
Del resto la sera che siamo andati fuori a cena per salutare Jao e Wil che sarebbero partiti il giorno dopo i bagni del luogo erano...bè...suggestivi. Tolto che si entrava e ci si trovava davanti ad un lavandino, poi c'erano a destra e a sinistra gli ideogrammi "uomo" e "donna" e si entrava. Solo che non è che ci fossero porte o cosa..semplicemente si svoltava il muro e c'erano i bagni. Accettabilmente puliti secondo il mio punto di vista.
I bagni "accettabilmente puliti" del luogo. la sedia è geniale. Non ingrandite la foto, potreste vedere il regalino presente nel bagno sulla destra...
A proposito di bagni. Buttare la carta igienica nel gabinetto era fuori discussione. Alla Scuola perchè altrimenti si sarebbe intasato tutto, nel resto della Cina perchè...non lo so perchè...fatto stà che in ogni bagno c'è il suo cestino dove buttare la carta. Una piccola arma radioattiva, in sostanza.
Il bagno nella nostra stanza è stato pulito, suppongo, da Jao e Wil quando sono arrivati e basta. Questo fino a quando mamma Graziella non ha deciso che fosse ora di ridargli un aspetto umano.
Appena fuori dal bagno e il mio accappatoio ormai bistrattato.

Il Bagno di solito.

Mamma Graziella che pulisce.
Ovviamente noi, da brave bestie quali eravamo ormai diventati, non ci siamo mica complimentati con Graziella per la sua idea. No. Per nulla. Lo guardavamo come se fosse un alieno (del resto, poverino, era appena arrivato doveva ancora adattarsi). E come se non bastasse dopo mezz'ora sono scattati gli insulti visto che si stava formando la coda di gente bisognosa di utilizzare il bagno. Quindi con la carta da culo igienica in mano abbiamo iniziato a mettergli fretta per poi ricapitolare e correre sconfitti al terzo piano per usare i bagni lì.

Detto questo, e spero di non aver dimenticato nulla, capite bene che tornare sia stato traumatico anche per questo. Perchè dovevamo nuovamente civilizzarci. Non potevo più sparare insulti alla gente sorridendo per dissimulare perchè qua mi avrebbero capita. La carta la devo buttare nel gabinetto non in un qualche cestino. Ma soprattutto...a tavola non si può sputazzare in giro!
Sì, è molto più facile regredire allo status di bestie che ri-evolvere allo status di esseri umani.

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