domenica 27 dicembre 2015

Cronache Cinesi 2014 - I know what you did last summer.

Dal momento che, per quanto riguarda i miei viaggi precedenti, mi sono sempre soffermata a descrivere le sinostranezze, questa volta mi sembrerebbe doveroso dedicare un post anche alle assurdità che noi giovani, sperduti, incoscienti laowai abbiamo, più o meno consciamente, fatto.
L'elenco potrebbe essere infinito, ma prometto che cercherò di contenere la mia prolissità. Forse.

- Lazy time: pigrizia over 9k
Il più grande ossimoro della vacanza (volendola definire tale) è quella di recarsi là sapendo di essere maltrattati negli allenamenti che in confronto G.I. Jane si sta godendo un picnic, e, nonostante questo, trasformarsi nelle persone più pigre sulla faccia del globo.
E la scusante "eh ma ci alleniamo siamo stanchi" è la balla gigantesca dietro la quale ci nascondiamo quando dobbiamo giustificare la negligenza delle più comuni azioni degli esseri umani.
Come buttare il pattume.
Il pattume andrebbe banalmente preso e buttato nel bidone che si trova esattamente sulla strada che dobbiamo percorrere per andare alla scuola. Ma no. Lasciamolo straripare.
Ci alleniamo, siamo stanchi.
Vogliamo parlare poi del fornelletto elettrico generosamente offertoci da Du per provare a fare il primo caffè prima che il suo non funzionamento facesse insorgere la rivoluzione per la conquista del forno a gas?
Piazzato in stanza sul comodino nella tattica posizione tra i due letti nella speranza che la mattina sarebbe bastato accenderlo per svegliarsi con l'aroma del caffè.

Posizione tattica
 Dopo minuti passati a cercare di tradurre le scritte cinesi finalmente capiamo come accendere lo strumento del demonio e...niente. 5 secondi e si spegne senza aver prodotto nulla di sublime e divino (caffè).
"bè non va."
"no"
"lo portiamo di là?"
"sì dopo"
Dove "dopo" è diventato un momento spazio-temporale di quasi 3 settimane.
Ci alleniamo, siamo stanchi
Fare il bucato.
Allora questa è una faccenda seria, non scherziamo.
Naturalmente l'istinto di sopravvivenza ci portava, nel 2013, a lavare le nostre cose quasi quotidianamente essendo provvisti solo ed esclusivamente di un catino dove poter lavare i nostri amati abiti.
Arrivati al momento topico (nel 2014) di essere in possesso di una lavatrice funzionante che ti scaricava l'acqua lercia dei tuoi vestiti da allenamento sui piedi, naturalmente, la pigrizia si è impadronita dei nostri corpi e il bucato veniva fatto quando strettamente necessario. E generalmente questo momento di panico capitava a tutti quanti nello stesso momento in modo tale da non sapere più dove cavolo appendere i vestiti o nei giorni umidi così la speranza di avere qualcosa di asciutto moriva sul nascere.
Per quanto riguarda le lenzuola. Oh andiamo. Sia quelle che il cuscino diventavano perfettamente puliti non appena rigirati dalla parte opposta. Et voilà! Come nuovi!
Ci alleniamo, siamo stanchi.

- Tuk tuk stop
Il 2014 è stato l'anno della totale indipendenza negli spostamenti. I nostri eroi avevano intrapreso questo lungo ed arduo viaggio già negli anni precedenti tentando di prendere il treno senza intermediari prima e avvalendosi di tattiche da ammaestratori di scimmie per salire su bus e taxi dopo.
Ma nel 2014 è arrivata la svolta. Un piccolo passo per l'umanità un grande passo per i nostri eroi.
Dopo un infruttuoso tentativo di girare a Luoyang conclusosi con la scorta di provviste al centro commerciale e il tentativo di ottenere un caffè, terminato con una crisi isterica da parte mia, ci siamo ritrovati sul bus che ci avrebbe riportati all'incrocio nel bel mezzo dell'inferno di caldo, polvere, clacson e regole stradali bistrattate e liberamente interpretate.
Una volta arrivati lì, il nostro saggio Du, ci aveva detto di avvertire così ci sarebbe venuto a prendere. Ma noi potevamo lasciarci sfuggire l'opportunità di mettere alla prova le nostre tecniche di ammaestramento? No. Corretto.
Così ci siamo lanciati in una contrattazione con l'omino a bordo di un tuk tuk (uno degli ultimi rimasti oserei dire).
L'omino ci ha sorriso per tutto il tempo prima di farci segno di salire a bordo.
Dunque siamo saliti speranzosi che lui avesse capito dove dovessimo effettivamente recarci e fiduciosi che, se non altro, a gesti avremmo potuto indicarglielo noi.
Così il tuk tuk la cui ultima revisione era stata fatta quando la Ford ancora produceva il suo primo modello d'auto e pulito l'ultima volta nel 15-18 è partito a tutta velocità. Ho visto vecchi con il deambulatorie superarci ed insultarci.
Tuttavia il nostro eroe è riuscito a portarci a destinazione sani e salvi deliziandoci, oltretutto, per l'intera durata del viaggio con una canzone della lirica cinese che veniva attivata grazie ad un interruttore tipo quelli delle lampade da comodino ed andava in loop continuo incoraggiato da noi che volevamo sentirlo cantare.




- Colazione
Noi italiani siamo famosi per il nostro gusto culinario e, ovviamente, anche per la nostra cucina rinomata in tutto il mondo.
Poi ci siamo noi, che andiamo nel luogo sperduto e mangiamo qualsiasi cosa. Regola fondamentale per la sopravvivenza: non chiedere MAI che cosa si stia effettivamente mangiando.
La regola numero uno è poi seguita da un paio di postulati che la completano: non guardare MAI dove viene tenuto il cibo, non domandare MAI il perché delle cose.
Ad esempio.
Uno dei lussi principali del 2014 era quello di avere la cuoca che per ogni giorno della settimana ci preparava i pasti diversificati (stiamo parlando di 3 pasti diversi al giorno e diversi da un giorno all'altro...cose che nel 2011 erano pura utopia).
Nonostante questo, la voglia di stupire noi laowai è forte nei cinesi. Quindi le colazioni si trasformavano in un'accozzaglia di cibi diversificati "perché sono buoni".
Voglio dire, a chi non piacciono le patatine fritte? Andiamo non mentite. Tutti le amano.
Quindi non vedo perché privarci di questa meravigliosa pietanza alle 7 della mattina insieme ad una merendina intrappolata in un pallone d'aria e del latte aromatizzato alla mela (così diceva la confezione).
E il caffè, chiaramente.






Nel prossimo post altri meravigliosi aneddoti su noi laowai ormai privi di buon senso.

mercoledì 9 dicembre 2015

Facciamoci conoscere.

Dal momento che io sono io nonostante questa decisione di muovermi oltreoceano, non potevo esimermi dal combinarne una delle mie.
La scorsa settimana, mentre mi preparavo per recarmi a scuola (oh sì, avete letto bene...a scuola...corso intensivo di francese, ma di questo parleremo un'altra volta) ho meticolosamente controllato le temperature (abitudine che sembra essere vitale da queste parti) dopodiché sono uscita di casa tutta baldanzosa e felice perché eravamo ben a 0 gradi e senza un fiocco di neve all'orizzonte.
Povera stolta.
Nelle mie converse imbottite che ancora ancora mi salvano dal freddo ho imboccato la strada verso la fermata del bus con il solito passo spedito da milanese imbruttita.
Niente neve. Non piove. Si sopravvive anche con le mani fuori dalle tasche. Cosa mai potrà andare storto?
Nulla. Solo che ho avuto un incontro intimo con il cosiddetto "black ice". Perché il maledetto non lo vedi. Non ricopre tutto il ciglio della strada e il marciapiede con una bella lastra opaca visibile. No, il maledetto si mimetizza, è tipo inglobato all'asfalto, non lo vedi fino a quando non ci metti un piede sopra e poi vedi quel piede davanti alla tua faccia e allora lì realizzi che sei finita su una lastra di ghiaccio e che stai cadendo come un'idiota.
Meno male che anni di allenamenti mi hanno insegnato a cadere in modo tale da salvare le apparenze e, possibilmente, ridurre al minimo qualsivoglia danno.
La mia gioia nell'essere riuscita ad ammortizzare la caduta si è vaporizzata nel momento in cui ho realizzato che, comunque, ero ancora sulla lastra di ghiaccio e che, nonostante tutta la mia buona volontà, ovunque io cercassi un punto di appoggio finivo comunque cercando di non sbattere la faccia per terra scivolando un'altra volta.
Da brava italiana D.O.C. quale sono ho snocciolato una serie d'imprecazioni degna di qualsiasi scaricatore di porto veterano del mestiere e qualche santo del calendario così da non farci mancare nulla.
Poi sono scivolata fino al bordo della lastra che, per la cronaca, era in mezzo alla strada, mi sono rialzata, ho chiamato a me qualche altro santo, e ho ripreso a camminare calcolando ogni passo come se ne andasse della mia vita. Cosa non troppo distante dalla realtà perché altrimenti mi sarebbero venuti a raccogliere ad aprile in primavera.
Voilà!

giovedì 26 novembre 2015

A new beginning.

So di essere stata negligente fino al midollo per qualcosa come...direi un anno bello e buono.
Ma tornerò (e no, non è sotto forma di minaccia. Forse).
Tuttavia posso provare a salvare le apparenze dicendo che la mia scusante è più che valida.
Tolto il lavoro che mi stava portando via davvero tantissimo tempo, la vera scusante è che ho deciso di fare un nuovo passo e prendere una nuova decisione.
E questa decisione è quella di abbandonare l'Italia (argomento spinoso lo so, lo so, infatti non ne discuterò affatto).
La meta è il Canada e, per essere precisi, in questo momento vi scrivo da Quebec City.
La mia nuova avventura è iniziata il 18 novembre e adesso vedremo come andrà a finire.
Vi aggiornerò e pubblicherò anche i post sulla Cina (questa volta sul serio), per il momento volevo solo rendervi partecipi di questo.