Uhm, quella del post di fine anno dovrebbe essere una tradizione. Almeno credo.
E dovrebbe essere riempito di tutte quelle cose da "post di fine anno" tipo buoni propositi, argomenti motivazionali e così via.
No. Mi oppongo!
Questo post seguirà i miei flussi di coscienza.
Buona fortuna.
Dunque, come prima cosa, nel caso in cui qualcuno ancora non ne fosse a conoscenza nonostante le mie indirette, sto leggendo 1Q84 e volevo esprimere un grazie sentito a Murakami per averci/mi regalato un ennesimo capolavoro. Io amo questo scrittore, non ce n'è, da quando ho letto Norwegian Wood nel lontano luglio del 2002 attirata dalla terribile copertina che univa uno sfondo rosso acceso e degli ideogrammi verde chiaro, ho letto di lui quasi tutto lo scibile tradotto qua in Italia ("quasi" implica: il resto ce l'ho ma non l'ho ancora letto).
1Q84 ha già scalato la classifica Murakaniana e si piazza proprio sotto Norwegian Wood (che credo non verrà mai superato per il semplice fatto di essere stato il primo libro, oltre che per essere magnifico, naturalmente). Molto intrigante, complesso, ma allo stesso tempo scorrevole come ogni scritto di Murakami. Questo, però, ha qualcosa in più rispetto agli altri romanzi usciti ultimamente. Ad esempio il controverso Kafka sulla spiaggia, che a me è piaciuto particolarmente, è bello ma manca di qualcosa, quel qualcosa che invece c'è in 1Q84. La fine del libro la vedremo il prossimo autunno quando pubblicheranno, finalmente, il terzo volume. Una lunga attesa. Un po' tanto lunga. Pazienza.
In secondo luogo, sempre collegato al primo punto, volevo dire che credo di aver visto sorgere un mio nuovo incubo. Stavo leggendo tranquillamente il suddetto libro quando incappo in questa frase "Per dirla con McLuhan, il mezzo è il messaggio." Momento di silenzio mentale, realizzazione del fatto. McLuhan? Anche qua? Non bastava che fosse presente in ogni sacrosanto libro che ho dovuto studiare per l'Università? No, doveva comparire anche nella realtà. Un incubo, per l'appunto.
Questi i due argomenti che avevo appuntato nella mia scaletta per il post di fine anno. Bè sì, erano solo due.
Poi, mi pento dal profondo del cuore per aver ignorato, ed in seguito sottovalutato, The Big Bang Theory perchè è una serie assolutamente geniale (sì lo so che mi è stata consigliata più e più volte, proprio per questo me ne pento amaramente). Alcune puntate regalano veramente grandi gioie durante i vari pasti (più o meno salutari, dipende dalla voglia che avrò, poi, di pulire il macello in cucina).
Ora, ovviamente, sono un'addicted e c'è poco da fare, sono senza speranza!
Ed infine, non ho davvero niente da dire su questo 2011. Sì, novembre non è stato un gran bel mese bisogna ammetterlo, un po' triste, un po' malinconico e in qualche modo depressivo. Ma è un solo mese, uno su 12. Non può statisticamente rendere cattivo un anno per quanto possa essere stato brutto. Contando poi che questo 2011 mi ha regalato la Cina.
Obiettivamente c'è da sperare che il 2012 sia uguale a quest'anno, specialmente per il periodo agosto/settembre...
sabato 31 dicembre 2011
giovedì 29 dicembre 2011
Baciocca.
La ricetta della baciocca mandatami dalla mamma. Con istruzioni a prova di deficiente (cioè a prova di me).
"dosi per 8 persone
Kg.1 patate
2 uova intere
1 bicchiere latte
1/2 bicchiere d'olio
sale q.b.
trito di rosmarino e aglio
2 cucchiai farina
spellare le patate- LAVARLE- tagliarle a rondelle sottilissime - incorporare il resto degli ingredienti - disporre il tutto in un tegame unto con olio (se non si vuol fare la sfoglia) l'impasto dovrà raggiungere al max uno spessore di 2/3 cm.
preriscaldare a 180° gradi il forno e lasciar cuocere 30/40 minuti ca. ovviamente cercare di non dedicarsi nel frattempo ad altre attività ........ ma tenere sotto controllo la cottura, la parte superiore deve risultare dorata"
sabato 24 dicembre 2011
lunedì 19 dicembre 2011
Kung Fu Panda 2.
Dal sito della Scuola:
"Sabato 17 Dicembre, a Milano, la scuola ha presentato il Kung Fu Shaolin nell'evento Kung Fu Panda 2 organizzato da Universal Pictures e DreamWorks in collaborazione con la federazione ufficiale italiana FIWUK CONI. Il Maestro Shi Xing Mi (Walter Gjergja) e alcuni allievi esperti hanno illustrato la cultura Shaolin attraverso una breve dimostrazione, lezione e conversazione con gli ospiti dell'evento (giornlisti e blogger con i loro bambini). La scuola ringrazia Universal Pictures, DreamWorks e Fusion per l'invito e l'interesse nei confronti della cultura Shaolin"
"Sabato 17 Dicembre, a Milano, la scuola ha presentato il Kung Fu Shaolin nell'evento Kung Fu Panda 2 organizzato da Universal Pictures e DreamWorks in collaborazione con la federazione ufficiale italiana FIWUK CONI. Il Maestro Shi Xing Mi (Walter Gjergja) e alcuni allievi esperti hanno illustrato la cultura Shaolin attraverso una breve dimostrazione, lezione e conversazione con gli ospiti dell'evento (giornlisti e blogger con i loro bambini). La scuola ringrazia Universal Pictures, DreamWorks e Fusion per l'invito e l'interesse nei confronti della cultura Shaolin"
sabato 17 dicembre 2011
martedì 13 dicembre 2011
Cronache Cinesi - Pensieri a distanza.
Oggi sono esattamente 4 mesi dalla mia partenza per la Terra di Mezzo.
Solo 4 mesi, già 4 mesi. A libera interpretazione.
Aspetto con impazienza il nuovo anno, non perchè me ne freghi poi tanto della consumistica invenzione del cenone, del conto alla rovescia e di tutte queste attività che, sinceramente, ho imparato a non apprezzare da un po' di anni a questa parte, ma perchè un nuovo anno significa poter tornare realmente a pensare, a programmare ed aspettare un nuovo viaggio in Cina.
Quando, a maggio, insieme ai ragazzi della Scuola, ho prenotato il biglietto che avrebbe, finalmente, realizzato il mio sogno, ho passato intere giornate con questo sorriso ebete stampato sul volto e ogni mia conversazione si riduceva sempre al solito argomento della partenza e del viaggio.
Passato il primo momento di entusiasmo infantile sono sorte la preoccupazione per quest'idea d'ignoto rappresentata da molte cose come le ore di aereo (io che avevo volato per un totale di poco più di 3 ore in tutta la mia vita mi sarei imbarcata in questo volo di 12 ore), il pensiero di un paese straniero fuori dai canoni occidentali dove lingua, cibo e cultura sono completamente diversi, il timore per le ore di allenamento (ce la farò? sarò in grado?) e quasi in contemporanea anche la macchina organizzatrice che ti fa preparare con mesi di anticipo la lista delle cose da comprare e mettere in valigia.
Nel mentre la sfiancante e febbrile attesa del giorno della partenza.
Poi arriva il tanto agognato giorno e si parte.
Una volta in Cina il problema dell'adattamento non sopravvive nemmeno per una manciate di ore soppresso prima dalla stanchezza del viaggio e dalle ore di sonno accumulate e poi dall'entusiasmo.
Quasi non riesco a rendermi conto di essere dall'altra parte del mondo nel luogo che per anni ho sognato di poter vedere, visitare e vivere. Le mie giornate diventano subito normali come se vivessi lì da una vita intera eppure questa normalità stride con la ragione che mi dice "hey guarda qua che roba, certe cose non le avevi nemmeno immaginate" e quindi mi stupisco della normalità. Che a pensarci risulta essere un po' un ossimoro.
Una volta conclusosi il Viaggio il rientro in Italia ha seguito queste semplici fasi.
Fase 1: il giorno del rientro. La depressione da ritorno è cominciata la sera prima, il 4 settembre, quando per ogni cosa il mio pensiero era "è l'ultima volta che farai questa cosa qua" ed è continuata per tutto il volo di rientro. Un piccolo spiraglio di luce c'è stato quando ho riassaporato 4 cose che in Cina erano impensabili: la pizza fatta in casa, preparata dalla mamma di Graziano che ci ha gentilmente ospitati e sfamati, la doccia (la prima in un mese dove dopo mi sentissi effettivamente pulita), un bagno pulito ed il letto dotato innanzitutto di un materasso e perdipiù comodo.
Fase 2: il giorno dopo. Il 6 settembre mi sono svegliata nella mia stanza a Milano. Dopo aver realizzato questo fatto credo di aver pensato "oh no", fatto seguito da una negazione cosciente che non voleva farmi accettare l'evidenza del mio rientro. Questa giornata è passata in una sorta di stordimento nel quale non avevo le capacità per realizzare bene l'accaduto e quindi nemmeno una motivazione per deprimermi. Sono andata in università, ho salutato persone che non vedevo da un po' ho raccontato il Viaggio, fatto vedere le foto e poi sono andata ad allenamento. Nella mia testa mi sarei risvegliata di nuovo nella mia stanza alla Scuola in Cina e sarei andata ad allenamento giù nel cortile insieme ai ragazzini.
Fase 3: il secondo giorno. Mi sono svegliata, di nuovo, nella mia stanza a Milano. A questo punto la realtà dei fatti è risultata evidente e la consapevolezza di essere di nuovo qua e basta si è fatta prepotente.
Fase 4: il mese successivo. Non credo ci sia stata grande differenza tra il primo giorno di questo mese e l'ultimo. Ho passato queste giornate pensando costantemente alla Cina. Un pensiero così forte da non farmi addormentare la sera, da svegliarmi nella notte e da rischiare crisi di pianto isterico sui mezzi pubblici, pianto trattenuto per salvaguardare un minimo di dignità. Non mi aiutava di certo il fatto di aver mantenuto, in parte, gli orari abituali della Cina: ad esempio sì, dormivo di notte, ma mi svegliavo alle 7.30 della mattina, avevo fame come negli orari della Scuola e sonno a metà mattinata, non avrei disdegnato cenare alle 6 del pomeriggio e così via. Questo mese è stato veramente pessimo, devo ammetterlo. Per quanto mi sforzassi il pensiero del Viaggio faceva capolino nella mia testa sempre portandomi a ripensare a un qualsiasi avvenimento, anche il più banale. Tutto questo, ovviamente, non ha aiutato.
Fase 5: il secondo mese. Questo mese è stato di transizione, principalmente. Nella prima metà ho iniziato a rimettere i piedi per terra e a somatizzare il fattore "lontananza". Nella seconda ho ricominciato ad avere una vita normale, a smettere di parlare della Cina sempre e in ogni momento. La nostalgia si è fatta un po' meno forte, ma non per questo meno dolorosa.
Fase 6: il terzo mese. Cioè adesso. Ci pensavo giusto qualche giorno fa. La situazione è decisamente migliorata. Ora pensare al Viaggio è qualcosa che faccio in modo consapevole e che non fa più irruzione nella mia testa dal niente. Quasi mai, quantomeno. Ripensare al Viaggio non fa poi più così male, ma lo fanno i pensieri che non senti arrivare. Ad esempio la settimana scorsa stavo mettendo i lacci alle scarpe da allenamento nuove perchè le vecchie sono ormai quasi del tutto rotte (e no, non le ho cestinate nè ho intenzione di farlo) e stavo odorando le scarpe nuove quando, dal nulla, sono comparsi dei flash caotici. Cosa già successa, peraltro, con l'odore dei braccialetti e di quel liquido rosso che usavamo in Cina per alleviare qualche dolorino muscolare.
Quindi non posso di certo dire di aver superato la prova del tempo.
Che poi in tutto questo tempo ho provato a spiegare a terzi il perchè di questa nostalgia. Perchè in effetti è complicato far capire alle persone la motivazione che mi spinge a pensare costantemente di voler tornare quando magari poco prima hai raccontato delle condizioni inumane o di qualche altro avvenimento ai limiti dell'umana immaginazione.
Ecco. Anche adesso non so come spiegarlo!
Solo 4 mesi, già 4 mesi. A libera interpretazione.
Aspetto con impazienza il nuovo anno, non perchè me ne freghi poi tanto della consumistica invenzione del cenone, del conto alla rovescia e di tutte queste attività che, sinceramente, ho imparato a non apprezzare da un po' di anni a questa parte, ma perchè un nuovo anno significa poter tornare realmente a pensare, a programmare ed aspettare un nuovo viaggio in Cina.
Quando, a maggio, insieme ai ragazzi della Scuola, ho prenotato il biglietto che avrebbe, finalmente, realizzato il mio sogno, ho passato intere giornate con questo sorriso ebete stampato sul volto e ogni mia conversazione si riduceva sempre al solito argomento della partenza e del viaggio.
Passato il primo momento di entusiasmo infantile sono sorte la preoccupazione per quest'idea d'ignoto rappresentata da molte cose come le ore di aereo (io che avevo volato per un totale di poco più di 3 ore in tutta la mia vita mi sarei imbarcata in questo volo di 12 ore), il pensiero di un paese straniero fuori dai canoni occidentali dove lingua, cibo e cultura sono completamente diversi, il timore per le ore di allenamento (ce la farò? sarò in grado?) e quasi in contemporanea anche la macchina organizzatrice che ti fa preparare con mesi di anticipo la lista delle cose da comprare e mettere in valigia.
Nel mentre la sfiancante e febbrile attesa del giorno della partenza.
Poi arriva il tanto agognato giorno e si parte.
Una volta in Cina il problema dell'adattamento non sopravvive nemmeno per una manciate di ore soppresso prima dalla stanchezza del viaggio e dalle ore di sonno accumulate e poi dall'entusiasmo.
Quasi non riesco a rendermi conto di essere dall'altra parte del mondo nel luogo che per anni ho sognato di poter vedere, visitare e vivere. Le mie giornate diventano subito normali come se vivessi lì da una vita intera eppure questa normalità stride con la ragione che mi dice "hey guarda qua che roba, certe cose non le avevi nemmeno immaginate" e quindi mi stupisco della normalità. Che a pensarci risulta essere un po' un ossimoro.
Una volta conclusosi il Viaggio il rientro in Italia ha seguito queste semplici fasi.
Fase 1: il giorno del rientro. La depressione da ritorno è cominciata la sera prima, il 4 settembre, quando per ogni cosa il mio pensiero era "è l'ultima volta che farai questa cosa qua" ed è continuata per tutto il volo di rientro. Un piccolo spiraglio di luce c'è stato quando ho riassaporato 4 cose che in Cina erano impensabili: la pizza fatta in casa, preparata dalla mamma di Graziano che ci ha gentilmente ospitati e sfamati, la doccia (la prima in un mese dove dopo mi sentissi effettivamente pulita), un bagno pulito ed il letto dotato innanzitutto di un materasso e perdipiù comodo.
Fase 2: il giorno dopo. Il 6 settembre mi sono svegliata nella mia stanza a Milano. Dopo aver realizzato questo fatto credo di aver pensato "oh no", fatto seguito da una negazione cosciente che non voleva farmi accettare l'evidenza del mio rientro. Questa giornata è passata in una sorta di stordimento nel quale non avevo le capacità per realizzare bene l'accaduto e quindi nemmeno una motivazione per deprimermi. Sono andata in università, ho salutato persone che non vedevo da un po' ho raccontato il Viaggio, fatto vedere le foto e poi sono andata ad allenamento. Nella mia testa mi sarei risvegliata di nuovo nella mia stanza alla Scuola in Cina e sarei andata ad allenamento giù nel cortile insieme ai ragazzini.
Fase 3: il secondo giorno. Mi sono svegliata, di nuovo, nella mia stanza a Milano. A questo punto la realtà dei fatti è risultata evidente e la consapevolezza di essere di nuovo qua e basta si è fatta prepotente.
Fase 4: il mese successivo. Non credo ci sia stata grande differenza tra il primo giorno di questo mese e l'ultimo. Ho passato queste giornate pensando costantemente alla Cina. Un pensiero così forte da non farmi addormentare la sera, da svegliarmi nella notte e da rischiare crisi di pianto isterico sui mezzi pubblici, pianto trattenuto per salvaguardare un minimo di dignità. Non mi aiutava di certo il fatto di aver mantenuto, in parte, gli orari abituali della Cina: ad esempio sì, dormivo di notte, ma mi svegliavo alle 7.30 della mattina, avevo fame come negli orari della Scuola e sonno a metà mattinata, non avrei disdegnato cenare alle 6 del pomeriggio e così via. Questo mese è stato veramente pessimo, devo ammetterlo. Per quanto mi sforzassi il pensiero del Viaggio faceva capolino nella mia testa sempre portandomi a ripensare a un qualsiasi avvenimento, anche il più banale. Tutto questo, ovviamente, non ha aiutato.
Fase 5: il secondo mese. Questo mese è stato di transizione, principalmente. Nella prima metà ho iniziato a rimettere i piedi per terra e a somatizzare il fattore "lontananza". Nella seconda ho ricominciato ad avere una vita normale, a smettere di parlare della Cina sempre e in ogni momento. La nostalgia si è fatta un po' meno forte, ma non per questo meno dolorosa.
Fase 6: il terzo mese. Cioè adesso. Ci pensavo giusto qualche giorno fa. La situazione è decisamente migliorata. Ora pensare al Viaggio è qualcosa che faccio in modo consapevole e che non fa più irruzione nella mia testa dal niente. Quasi mai, quantomeno. Ripensare al Viaggio non fa poi più così male, ma lo fanno i pensieri che non senti arrivare. Ad esempio la settimana scorsa stavo mettendo i lacci alle scarpe da allenamento nuove perchè le vecchie sono ormai quasi del tutto rotte (e no, non le ho cestinate nè ho intenzione di farlo) e stavo odorando le scarpe nuove quando, dal nulla, sono comparsi dei flash caotici. Cosa già successa, peraltro, con l'odore dei braccialetti e di quel liquido rosso che usavamo in Cina per alleviare qualche dolorino muscolare.
Quindi non posso di certo dire di aver superato la prova del tempo.
Che poi in tutto questo tempo ho provato a spiegare a terzi il perchè di questa nostalgia. Perchè in effetti è complicato far capire alle persone la motivazione che mi spinge a pensare costantemente di voler tornare quando magari poco prima hai raccontato delle condizioni inumane o di qualche altro avvenimento ai limiti dell'umana immaginazione.
Ecco. Anche adesso non so come spiegarlo!
lunedì 12 dicembre 2011
Coffeeman's Creed.
Questo è il mio caffè. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio.
Il mio caffè è il mio migliore amico. È la mia vita. Devo dominarlo come domino la mia vita. Il mio caffè, senza di me, è inutile. Senza il mio caffè, io sono inutile. Devo ordinare il caffè meglio del mio nemico che tenta di superarmi nella fila. Devo sorpassarlo prima che lui sorpassi me. Lo farò...
Il mio caffè ed io sappiamo che quel che conta in questa guerra non sono gli scontrini che facciamo, né il vociare degli altri bevitori di caffè, e tanto meno lo zucchero che non useremo. Sappiamo che sono le ordinazioni a segno che contano. Ordineremo...
Il mio caffè è umano, come me, poiché è la mia vita. Pertanto, imparerò a conoscerlo come un fratello. Imparerò i suoi punti deboli, i suoi punti di forza, le sue origini, la sua tostatura e la sua potenza. Lo proteggerò anche dalle intemperie e da ciò che potrebbe danneggiarlo, come farei con le mie gambe, le mie braccia, gli occhi ed il cuore. Terrò il mio caffè caldo ed in ordine. Diverremo una sola cosa. Lo diverremo.
Il mio caffè è il mio migliore amico. È la mia vita. Devo dominarlo come domino la mia vita. Il mio caffè, senza di me, è inutile. Senza il mio caffè, io sono inutile. Devo ordinare il caffè meglio del mio nemico che tenta di superarmi nella fila. Devo sorpassarlo prima che lui sorpassi me. Lo farò...
Il mio caffè ed io sappiamo che quel che conta in questa guerra non sono gli scontrini che facciamo, né il vociare degli altri bevitori di caffè, e tanto meno lo zucchero che non useremo. Sappiamo che sono le ordinazioni a segno che contano. Ordineremo...
Il mio caffè è umano, come me, poiché è la mia vita. Pertanto, imparerò a conoscerlo come un fratello. Imparerò i suoi punti deboli, i suoi punti di forza, le sue origini, la sua tostatura e la sua potenza. Lo proteggerò anche dalle intemperie e da ciò che potrebbe danneggiarlo, come farei con le mie gambe, le mie braccia, gli occhi ed il cuore. Terrò il mio caffè caldo ed in ordine. Diverremo una sola cosa. Lo diverremo.
domenica 11 dicembre 2011
Niente è come prima.
Quando si parla di Fanfiction (o Fanfic o FF) credo che esistano 4 macrocategorie di persone:
1- chi non ha idea di che cosa siano le Fanfiction
2- chi conosce le Fanfiction e le reputa un'attività infantile e pertanto non degne di nota
3- chi conosce le Fanfiction e le apprezza e, di conseguenza, le legge
4- chi conosce le Fanfiction, le legge e le scrive
Per soddisfare la curiosità di chi, inciampando in questo post, appartenesse alla prima categoria, le Fanfiction altro non sono che degli scritti originali creati, per l'appunto, dai fan su un determinato fandom (ovvero un "mondo") che spazia dai libri alle serie tv passando per anime, manga, film, fumetti, cantanti.
Si possono dividere in categorie anche gli autori di Fanfiction.
Diciamo che la maggior parte di loro appartengono alla categoria "semplici fan" e cioè coloro che si sono appassionati ad un determinato fandom e desiderano scrivere qualcosa su di esso magari realizzando i pairing che gli autori dello stesso non hanno preso in considerazione e così via. Questa categoria, oltre ad essere la più vasta, è anche quella rivolta principalmente ad altri fan. Infatti le storie che vi si possono trovare sono abbastanza semplici nella trama e narrano vicende che i fan desiderano raccontare e leggere. Purtroppo molte storie risultano banali, scritte male (e qua apro una piccola parentesi: esistono i beta reader, ovvero persone che si offrono volontarie per revisionare i testi in modo da correggere eventuali errori sia di trama sia grammaticali, quindi...perchè non sfruttarli per evitare errori grossolani di tempi verbali, singolari e plurali confusi e selvaggi usi della punteggiatura? Renderebbe la lettura della storia meno complicata..) e comunque non leggibili a persone al di fuori del fandom.
Oltre a questa categoria, però, ne esiste un'altra, più piccola, quasi di nicchia mi verrebbe da dire, ma è quella che risolleva il mondo delle Fanfiction.
In questa rientrano quelli che, senza remora, chiamerei aspiranti scrittori.
Sono persone che, oltre ad aver sviluppato una trama complessa e completa sotto ogni punto di vista per la propria storia, sanno scrivere. E con questo non mi riferisco solo ad un uso corretto della grammatica e della punteggiatura, ma, soprattutto, faccio riferimento al loro "saper giocare" con le parole.
Molti di loro scrivono anche i determinati fandom e quel che ne esce è una Fanfiction stupenda, piacevole da leggere che vede il carattere dei personaggi ben definito, pur magari trattandosi di un AU (Alternative Universe), con i protagonisti non OOC (Out OF Character) e con la trama mai banale ed i dettagli ben curati. Questi autori scrivono, poi, anche Fanfiction originali ovvero con mondi e personaggi inventati da loro di sana pianta. Dei veri e propri racconti, per essere chiari.
Ma perchè, dunque, parlare di questo? E perchè questo titolo?
Perchè le Fanfiction sono state, per troppo tempo, lasciate in disparte e bistrattate così come i loro autori.
Ma le cose sono cambiate e, bè, e ora niente è come prima.
UR Editore in collaborazione con EFP (il più importante sito italiano di Fanfiction) ha deciso che è arrivato il momento di dar credito a questo mondo e così proponendo un Contest sul sito stesso ha fatto sì che gli aspiranti scrittori potessero proporre delle storie legate tutte da un comune denominatore che è il mondo scolastico e che gli altri utenti potessero eleggere 10 di questi autori come "rappresentanti".
Il risultato? Un libro contenente 10 racconti stampato e distribuito in tutte le librerie.
Ovviamente io ho comprato questo libro e non sono affatto pentita della mia spesa tanto più che il primo racconto, da solo, vale l'intero prezzo del libro.
Forse non tutte e 10 le storie possono definirsi perfette ed impeccabili, ma, di sicuro, non hanno nulla da invidiare agli scritti di molti altri.
Nell'introduzione del libro leggiamo le parole di Erika, fondatrice di EFP, che in poche parole descrive una realtà ed una verità che non mi sento (nè posso) contraddire:
"EFP è un luogo di incontro virtuale tra chi smania di raccontare e chi smania di leggere. [...] Leggere non è più di moda tra le nuove generazioni?
Il web e le fanfiction sono in grado di dimostrare che, oggi come un tempo, è sufficiente una sola lettura interessante per rimanere affascinati dall'esperienza.
Questo libro è una piccola finestra aperta su un mondo di narratori inesplorato ancora per molti, un bacino di idee che attende solo di essere scoperto e vissuto."
Che sia forse arrivato il momento di cambiare prospettiva?
1- chi non ha idea di che cosa siano le Fanfiction
2- chi conosce le Fanfiction e le reputa un'attività infantile e pertanto non degne di nota
3- chi conosce le Fanfiction e le apprezza e, di conseguenza, le legge
4- chi conosce le Fanfiction, le legge e le scrive
Per soddisfare la curiosità di chi, inciampando in questo post, appartenesse alla prima categoria, le Fanfiction altro non sono che degli scritti originali creati, per l'appunto, dai fan su un determinato fandom (ovvero un "mondo") che spazia dai libri alle serie tv passando per anime, manga, film, fumetti, cantanti.
Si possono dividere in categorie anche gli autori di Fanfiction.
Diciamo che la maggior parte di loro appartengono alla categoria "semplici fan" e cioè coloro che si sono appassionati ad un determinato fandom e desiderano scrivere qualcosa su di esso magari realizzando i pairing che gli autori dello stesso non hanno preso in considerazione e così via. Questa categoria, oltre ad essere la più vasta, è anche quella rivolta principalmente ad altri fan. Infatti le storie che vi si possono trovare sono abbastanza semplici nella trama e narrano vicende che i fan desiderano raccontare e leggere. Purtroppo molte storie risultano banali, scritte male (e qua apro una piccola parentesi: esistono i beta reader, ovvero persone che si offrono volontarie per revisionare i testi in modo da correggere eventuali errori sia di trama sia grammaticali, quindi...perchè non sfruttarli per evitare errori grossolani di tempi verbali, singolari e plurali confusi e selvaggi usi della punteggiatura? Renderebbe la lettura della storia meno complicata..) e comunque non leggibili a persone al di fuori del fandom.
Oltre a questa categoria, però, ne esiste un'altra, più piccola, quasi di nicchia mi verrebbe da dire, ma è quella che risolleva il mondo delle Fanfiction.
In questa rientrano quelli che, senza remora, chiamerei aspiranti scrittori.
Sono persone che, oltre ad aver sviluppato una trama complessa e completa sotto ogni punto di vista per la propria storia, sanno scrivere. E con questo non mi riferisco solo ad un uso corretto della grammatica e della punteggiatura, ma, soprattutto, faccio riferimento al loro "saper giocare" con le parole.
Molti di loro scrivono anche i determinati fandom e quel che ne esce è una Fanfiction stupenda, piacevole da leggere che vede il carattere dei personaggi ben definito, pur magari trattandosi di un AU (Alternative Universe), con i protagonisti non OOC (Out OF Character) e con la trama mai banale ed i dettagli ben curati. Questi autori scrivono, poi, anche Fanfiction originali ovvero con mondi e personaggi inventati da loro di sana pianta. Dei veri e propri racconti, per essere chiari.
Ma perchè, dunque, parlare di questo? E perchè questo titolo?
Perchè le Fanfiction sono state, per troppo tempo, lasciate in disparte e bistrattate così come i loro autori.
Ma le cose sono cambiate e, bè, e ora niente è come prima.
UR Editore in collaborazione con EFP (il più importante sito italiano di Fanfiction) ha deciso che è arrivato il momento di dar credito a questo mondo e così proponendo un Contest sul sito stesso ha fatto sì che gli aspiranti scrittori potessero proporre delle storie legate tutte da un comune denominatore che è il mondo scolastico e che gli altri utenti potessero eleggere 10 di questi autori come "rappresentanti".
Il risultato? Un libro contenente 10 racconti stampato e distribuito in tutte le librerie.
Ovviamente io ho comprato questo libro e non sono affatto pentita della mia spesa tanto più che il primo racconto, da solo, vale l'intero prezzo del libro.
Forse non tutte e 10 le storie possono definirsi perfette ed impeccabili, ma, di sicuro, non hanno nulla da invidiare agli scritti di molti altri.
Nell'introduzione del libro leggiamo le parole di Erika, fondatrice di EFP, che in poche parole descrive una realtà ed una verità che non mi sento (nè posso) contraddire:
"EFP è un luogo di incontro virtuale tra chi smania di raccontare e chi smania di leggere. [...] Leggere non è più di moda tra le nuove generazioni?
Il web e le fanfiction sono in grado di dimostrare che, oggi come un tempo, è sufficiente una sola lettura interessante per rimanere affascinati dall'esperienza.
Questo libro è una piccola finestra aperta su un mondo di narratori inesplorato ancora per molti, un bacino di idee che attende solo di essere scoperto e vissuto."
Che sia forse arrivato il momento di cambiare prospettiva?
giovedì 8 dicembre 2011
Architects - Hollow Crown.
There must be an easier way to release these feelings
So, so far from home
In need of your voice to hold my head together
So, so far from home
In need of your voice to lift my lonely state of mind
You...
You can't but wait for me to return, for me to show you how I felt
These months have blurred and they just fly by
I need to feel you right by my side
So, so far from home
In need of your voice to hold my head together
So, so far from home
In need of your voice to lift my lonely state of mind
Oh there must be an easier way, oh there must be an easier way
Oh there must be an easier way to release these feelings
As the sea breeze hits my lungs it takes me back to where I belong
To where I belong.
giovedì 1 dicembre 2011
Cronache Cinesi - Una mattina in piazza.
Dunque, dal momento che mi è stato fatto notare che in questi miei post riguardanti l'esperienza in Cina io non stia affatto invogliando le persone ad andarci, ho deciso che questo nuovo aggiornamento riguardante la Terra di Mezzo sarà incentrato su un aspetto che ho trovato estremamente bello.
Quando, nel post precedente, parlavo della mentalità dei cinesi, facevo riferimento ad ogni sua forma. Quello che voglio trattare adesso è l'aspetto riguardante il loro atteggiamento mattutino.
Stefano, un veterano della Cina e della Pratica, una sera dal Porcaro ci aveva accennato vagamente le attività mattutine dei cinesi. Lì per lì, sebbene alcune cose come la pratica del Tai Chi non giungessero nuove, sono rimasta un po' perplessa dal momento che, dopo 2 settimane, mi ero fatta un'idea dei cinesi che non andava a combaciare con queste affermazioni.
Per poter testare in prima persona questa cosa una mattina io e la Manu abbiamo deciso di andare a vedere con i nostri occhi che cosa, effettivamente, succedesse in piazza alle prime luci dell'alba.
Con uno sforzo sovrumano, nel giorno di riposo, abbiamo puntato la sveglia alle 5 (va bene, vista la proibizione di far partire il mio allarme per i bombardamenti - leggasi sveglia - è stata la Manu a mettere la sua musichetta soft e tranquilla per svegliarci).
In questa mattina che preannunciava l'ennesima giornata di sole ci siamo incamminate verso la piazza principale di Dengfeng.
La prima cosa che ho notato, dopo il fatto che il Colonnello fosse già (ancora?) aperto così come il Porcaro e che il negozio lì vicino che fino alla sera prima era un cantiere fosse bello che in ordine, è stato il silenzio. Niente strombazzamenti folli, niente urla, nulla, pace.
In quest'atmosfera irreale abbiamo camminato parlando del più e del meno quasi sussurrando per non rompere il silenzio della città.
Arrivate in piazza quello che si è palesato ai nostri occhi era veramente straordinario.
Il luogo era pieno zeppo di persone fino a dove riuscivamo a vedere. La maggior parte stavano ballando a coppie, in un angolino c'erano i balli di gruppo. La musica, emessa da una sola cassa collegata ad un mangianastri, si diffondeva bene o male in tutta la piazza pur non essendo ad un volume altissimo. E tutte quelle persone, perchè erano davvero tantissime, ballavano in silenzio e quasi senza emettere rumore. Che poi a pensarci adesso sembra quasi impossibile il fatto che non ci fosse caos e che parlare a bassa voce dava l'impressione di essere una cosa fin troppo rumorosa. Eppure era così, era la rappresentazione della quiete.
I balli di gruppo seguivano anch'essi la musica della cassa e, contrariamente a quelli che sono i balli qua in occidente, erano molto calmi e lenti.
Quello che sorprendeva era vedere sì moltissime persone dalla mezza età in su, ma anche molti giovani.
Più in là c'erano i gruppi che giocavano a volano, chi a coppie e chi in gruppo (con la versione alternativa dell'uso dei piedi al posto delle racchette).
Abbandonando questa prima parte della piazza ci siamo avviate verso la vera e propria zona centrale, quella dove la prima sera eravamo andati a bere una birra tutti insieme alle varie bancarelle presenti, mentre di giorno torna ad essere una normalissima piazza.
Durante il tragitto abbiamo visto vari gruppi di persone che suonavano quella che ho pensato fosse musica tradizionale (suonata, ovviamente, con strumenti tradizionali). Gruppetti di 5/6 persone sedute intorno ad un tavolo con gli spartiti e tutto quanto che quando ci hanno viste interessate ci hanno invitate a sedere ed ascoltare. Con il senno di poi, dopo il primo fantastico ed emozionato impatto, devo ammettere che le melodie risultavano vagamente cacofoniche.
Poco più avanti c'era chi giocava alla dama cinese, ma quello che più ci ha lasciate perplesse è stato vedere chi si stava esercitando nella calligrafia.
In pratica maneggiavano questi enormi pennelli che avevano la punta in spugna e, sfruttando la favorevole composizione del suolo formato da piastrelle quadrate, scrivevano seguendo i testi di qualche libricino. I pennelli erano immersi in un rivolo d'acqua lì vicino per poter essere scambiati al momento opportuno.
Penso che questa sia stata effettivamente l'attività più affascinante tra tutte.
Infine, risalendo le scale ed arrivando finalmente alla piazza vera e propria, abbiamo incontrato i vari gruppi che praticavano Tai Chi. Erano diversi ed ognuno capitanato da una o due persone, anche giovanissimi.
In mezzo a tutto questo c'erano anche esempi di gioventù che mai avrei sospettato di vedere.
Questo quello che accade di prima mattina in Cina (perchè Dengfeng non è l'unica oasi felice dove accadono queste cose).
Verso le 8 abbiamo deciso di far ritorno alla Scuola ed insieme al nostro viaggio a ritroso la città ha ricominciato a vivere i suoi ritmi normali fatti di traffico, caos e rumore.
Quando, nel post precedente, parlavo della mentalità dei cinesi, facevo riferimento ad ogni sua forma. Quello che voglio trattare adesso è l'aspetto riguardante il loro atteggiamento mattutino.
Stefano, un veterano della Cina e della Pratica, una sera dal Porcaro ci aveva accennato vagamente le attività mattutine dei cinesi. Lì per lì, sebbene alcune cose come la pratica del Tai Chi non giungessero nuove, sono rimasta un po' perplessa dal momento che, dopo 2 settimane, mi ero fatta un'idea dei cinesi che non andava a combaciare con queste affermazioni.
Per poter testare in prima persona questa cosa una mattina io e la Manu abbiamo deciso di andare a vedere con i nostri occhi che cosa, effettivamente, succedesse in piazza alle prime luci dell'alba.
Con uno sforzo sovrumano, nel giorno di riposo, abbiamo puntato la sveglia alle 5 (va bene, vista la proibizione di far partire il mio allarme per i bombardamenti - leggasi sveglia - è stata la Manu a mettere la sua musichetta soft e tranquilla per svegliarci).
In questa mattina che preannunciava l'ennesima giornata di sole ci siamo incamminate verso la piazza principale di Dengfeng.
La prima cosa che ho notato, dopo il fatto che il Colonnello fosse già (ancora?) aperto così come il Porcaro e che il negozio lì vicino che fino alla sera prima era un cantiere fosse bello che in ordine, è stato il silenzio. Niente strombazzamenti folli, niente urla, nulla, pace.
In quest'atmosfera irreale abbiamo camminato parlando del più e del meno quasi sussurrando per non rompere il silenzio della città.
Arrivate in piazza quello che si è palesato ai nostri occhi era veramente straordinario.
Il luogo era pieno zeppo di persone fino a dove riuscivamo a vedere. La maggior parte stavano ballando a coppie, in un angolino c'erano i balli di gruppo. La musica, emessa da una sola cassa collegata ad un mangianastri, si diffondeva bene o male in tutta la piazza pur non essendo ad un volume altissimo. E tutte quelle persone, perchè erano davvero tantissime, ballavano in silenzio e quasi senza emettere rumore. Che poi a pensarci adesso sembra quasi impossibile il fatto che non ci fosse caos e che parlare a bassa voce dava l'impressione di essere una cosa fin troppo rumorosa. Eppure era così, era la rappresentazione della quiete.
I balli di gruppo seguivano anch'essi la musica della cassa e, contrariamente a quelli che sono i balli qua in occidente, erano molto calmi e lenti.
Quello che sorprendeva era vedere sì moltissime persone dalla mezza età in su, ma anche molti giovani.
Più in là c'erano i gruppi che giocavano a volano, chi a coppie e chi in gruppo (con la versione alternativa dell'uso dei piedi al posto delle racchette).
Abbandonando questa prima parte della piazza ci siamo avviate verso la vera e propria zona centrale, quella dove la prima sera eravamo andati a bere una birra tutti insieme alle varie bancarelle presenti, mentre di giorno torna ad essere una normalissima piazza.
Durante il tragitto abbiamo visto vari gruppi di persone che suonavano quella che ho pensato fosse musica tradizionale (suonata, ovviamente, con strumenti tradizionali). Gruppetti di 5/6 persone sedute intorno ad un tavolo con gli spartiti e tutto quanto che quando ci hanno viste interessate ci hanno invitate a sedere ed ascoltare. Con il senno di poi, dopo il primo fantastico ed emozionato impatto, devo ammettere che le melodie risultavano vagamente cacofoniche.
Poco più avanti c'era chi giocava alla dama cinese, ma quello che più ci ha lasciate perplesse è stato vedere chi si stava esercitando nella calligrafia.
In pratica maneggiavano questi enormi pennelli che avevano la punta in spugna e, sfruttando la favorevole composizione del suolo formato da piastrelle quadrate, scrivevano seguendo i testi di qualche libricino. I pennelli erano immersi in un rivolo d'acqua lì vicino per poter essere scambiati al momento opportuno.
Penso che questa sia stata effettivamente l'attività più affascinante tra tutte.
Infine, risalendo le scale ed arrivando finalmente alla piazza vera e propria, abbiamo incontrato i vari gruppi che praticavano Tai Chi. Erano diversi ed ognuno capitanato da una o due persone, anche giovanissimi.
In mezzo a tutto questo c'erano anche esempi di gioventù che mai avrei sospettato di vedere.
Questo quello che accade di prima mattina in Cina (perchè Dengfeng non è l'unica oasi felice dove accadono queste cose).
Verso le 8 abbiamo deciso di far ritorno alla Scuola ed insieme al nostro viaggio a ritroso la città ha ricominciato a vivere i suoi ritmi normali fatti di traffico, caos e rumore.
sabato 26 novembre 2011
mercoledì 23 novembre 2011
Bjork - Human behaviour
If you ever get close to a human
And human behaviour
Be ready, be ready to get confused
There's definitely, definitely, definitely no logic
To human behaviour
But yet so, yet so irresistible
And there's no map
and a compass
wouldn't help at all
They're terribly moody
And human behaviour
Then all of a sudden turn happy
But, oh, to get involved in the exchange
Of human emotions
Is ever so, ever so satisfying
Oh oh, and there's no map
Human behaviour, human
Human, human behaviour, human
Human, human behaviour, human
Human behaviour, human
And there's no map
And a compass
Wouldn't help at all
Human behaviour, human, human
Human behaviour, human,
Human behaviour, human,
Human behaviour
There's definitely, definitely, definitely no logic
Human, human
Human behaviour
Human
There's definitely, definitely, definitely no logic
Human, human, human, human.
lunedì 21 novembre 2011
Geek mode...
Ebbene sì il mio geekismo a volte tocca delle fasi con picchi altissimi. Tipo quelli di questo periodo per capirci.
Quindi tra tutte le varie cose nerd che potrei fare, oltre a leggere megabyte di fan fiction (ebbene sì, lo ammetto, lo faccio), sfoglio anche un'infinità di album di foto di cosplay di vari anime.
L'ultimo che mi è capitato a portata di click è quello su Bleach...ma io dico...come fanno a fare dei cosplay così ben fatti?
Ichigo e il suo Hollow
Gin
Ikkaku
Byakuya
Soifon
Tosen
Ukitake
Ulquiorra
Urahara
Ishida
Yamamoto
Yoruichi
Espada
Quindi tra tutte le varie cose nerd che potrei fare, oltre a leggere megabyte di fan fiction (ebbene sì, lo ammetto, lo faccio), sfoglio anche un'infinità di album di foto di cosplay di vari anime.
L'ultimo che mi è capitato a portata di click è quello su Bleach...ma io dico...come fanno a fare dei cosplay così ben fatti?
Ichigo e il suo Hollow
Gin
Ikkaku
Byakuya
Soifon
Tosen
Ukitake
Ulquiorra
Urahara
Ishida
Yamamoto
Yoruichi
Espada
sabato 19 novembre 2011
Tuk Tuk through Dengfeng
Qualcuno ha postato questo video su Youtube mentre viaggia su un trabiccolo a Dengfeng.
Notare a:
0,23 il pedone quasi tirato sotto che non fa una piega
3,00 la motozzappa in funzione
3,09 un tipo in mezzo alla strada...tanto non è trafficata...
3,24 il tipo in macchina che attraversa l'incrocio senza pudore
3,49 altra gente in mezzo alla strada
per tutto il video la grande potenza nell'accelerazione e gli strobazzamenti vari ed ingiustificati...
Notare a:
0,23 il pedone quasi tirato sotto che non fa una piega
3,00 la motozzappa in funzione
3,09 un tipo in mezzo alla strada...tanto non è trafficata...
3,24 il tipo in macchina che attraversa l'incrocio senza pudore
3,49 altra gente in mezzo alla strada
per tutto il video la grande potenza nell'accelerazione e gli strobazzamenti vari ed ingiustificati...
venerdì 18 novembre 2011
Campus Invernale.
Campus invernale Shaolin...ecco come queste parole si traducono nella mia mente...
giovedì 17 novembre 2011
Iscriviti a:
Post (Atom)