martedì 15 ottobre 2013

Cronache Cinesi 2013 - Sino stranezze parte 1.

Nel corso dei viaggi in Cina mi sono resa conto di aver immagazzinato molte cose da raccontare. Alcune serie, altre decisamente meno.
Questo post è in effetti dedicato a quelle meno serie. Sempre che possano essere definite così. Non parlerò di nulla di serio come i cambiamenti visti nel corso degli anni, ma di cose divertenti che, però, rispecchiano il modo di vivere della popolazione ed il loro rapportarsi a noi laowai. Che comunque non è forse poi così poco serio come argomento in effetti.

- Parlare ai cellulari
Ora, non dico che proprio tutti tutti i cinesi siano da inglobare in questa casistica, tuttavia un gran numero di loro ha dimostrato di non aver ancora capito come utilizzare un cellulare in modo consono. La scena tipo che si presenta davanti agli occhi di un povero ed innocente laowai è quella di persone che camminano urlando. A cosa? Al telefono posto davanti alla loro bocca. Poi lo portano all'orecchio per ascoltare la risposta prima di ripetere il precedente processo. In pratica come avere una ricetrasmittente.
Questo accade anche con persone in possesso di cellulari di ultima generazione che, quindi, potrebbero almeno avere la decenza di avviare una videochiamata invece che fare tutto quel casino.

- Avril Lavigne
Sì lei.
Il primo anno la sua canzone "girlfriend" andava in loop quasi continuo dalle casse nella saletta d'allenamento della vecchia scuola. Anzi, vi dirò di più: la sua canzone "girlfriend" nella versione con ritornello in italiano era una colonna portante della playlist d'allenamento che Du metteva ai ragazzi della sua classe. All'inizio mi era impossibile gestire lo shock derivante da tale situazione. Poi ho visto i ragazzi allenarsi e "fare cose" sulle note di questa roba e la mia prospettiva è cambiata. Mai canzone fu più azzeccata per fare da sottofondo. Dopo la colonna sonora dei Pirati dei Caraibi, ovviamente.
Lo scorso anno, poi, ho scoperto che Du aveva questa insana passione per Avril (ormai la chiamiamo per nome) e che sul suo cellulare e computer erano presenti molte, moltissime tracce musicali. Infatti ogni due per tre ci veniva propinata. Anche quando siamo partiti con lui che faceva finta di piangere. Il nano maledetto che a momenti mi getta in una valle di lacrime.
Quest'anno, infine, la realizzazione che ad avere un fanatismo insano per Avril non era soltanto Du. No no, tutti i cinesi amano Avril. Le hanno anche fatto fare da testimonial per una marca di Tè freddo abbastanza conosciuta/venduta. La prima volta ho visto la sua faccia stampata sul freezer davanti al Tempio e a momenti inciampo sui miei passi. Poi su ogni singola bottiglia messa in vendita. Ci siamo chiesti per tutta l'estate se lei fosse consapevole di questo fatto o se fosse una "cinesata".
La risposta è qua


Comunque sappiate che lo scorso anno ho acquistato per ben 50 RMB un Best of di Avril, doppio cd (ma per questo, son sicura, non penso abbia mai dato il via libera...).


- Parlare ai laowai
Ecco un altro interessante aspetto del cinese medio.
Al cinese medio piace parlare con gli stranieri. E, da un certo punto di vista, è una cosa bellissima di per sè...vuol dire che c'è interesse etc...peccato che il cinese medio conosca come unica parola inglese "hello". Stop. Anzi no scusate, stop non è tra le parole conosciute, nemmeno dai tassisti.
Dunque l'imbarazzante situazione che si viene a creare è quella di noi poveri laowai rapiti da un cinese x che ci attacca un'improbabile campistola su vai-tu-a-sapere-cosa. Magari ci sta anche rivelando la verità sul santo graal...ma noi non capiremmo comunque.
La situazione non volge a nostro favore se, poi, hai la malaugurata idea di rispondergli in cinese giusto perchè hai imparato a dire "Idalì". A quel punto è la fine. Con una parola, automaticamente tu sei catalogato come "uno che sa parlare il cinese" e nonostante i ripetuti "wo bu mingbai" ("non capisco") il cinese x continua a parlarti sorridendo e a te non resta che annuire, guardarti intorno e sperare che quel cinese x rientri nei tempi medi di monologo stimati intorno ai 10/15 minuti.
Naturalmente non sono tutti così, ogni tanto s'incontrano anche cinesi y che attaccano bottone proprio perchè sanno 4 parole in inglese e vogliono comunicare a tutti i costi. La conversazione si tiene su argomenti base del tipo "di dove sei? quanti anni hai?" e così via.

- Additare i laowai
Altra usanza è quella di additare gli stranieri. Diciamo che questo accade più che altro in una realtà come quella di Dengfeng dove gli stranieri ci sono, ma in minor numero rispetto a Pechino (dove, infatti, passiamo quasi inosservati).
A Dengfeng se sei seduta su degli scalini a mangiarti il tuo meraviglioso paninozzo da 3 RMB può capitare che un tizio decida di appoggiarsi ad un cartellone pubblicitario e fissarti per qualcosa come 7 minuti. Tempo di finire il panino, la bibita, alzarti, comprare un gelato, sederti, mangiare il gelato e decidere di andartene.
Se non altro è un buon metodo per superare l'ansia dell'essere osservati mentre si sta mangiando.
Altro evergreen è quello di star camminando tranquillamente sul marciapiedi senza far nulla di particolarmente imbarazzante o stupido e vedere un bambino/adolescente a 50 metri che si ferma, strattona la maglietta della madre, ti punta un dito contro e con la conversione dell'apparato fonatorio alla versione megafono 5.1 urla "LAOWAAAAAAAAIIIII". Al che non ti resta che sorridere e far finta d'ignorarlo.
A Pechino questa situazione è capitata una sola volta quando siamo andati a fare un giro non turistico negli Hutong. Scegliendo, appositamente, di evitare le visite guidate ai vecchi quartieri (quelli ristrutturati e messi a nuovo solo per noi stranieri) prediligendo una visita totalmente casuale in quelli vecchi rimasti più o meno uguali.
Ecco, lì, evidentemente, non sono molto abituati a veder girare due stranieri con la macchina fotografica al collo e, quindi, dopo aver scattato una foto un'anziana signora ha sussurrato un "laowai" a denti stretti al quale ho risposto con un "zhongguo ren" ("cinese") che ha causato un piccolo sorriso da parte della signora sgamata in pieno.



- Leggere
Dunque, questo è un punto un po' ostico/enigmatico ad essere sincera.
In linea di massima da quel che so o che mi hanno detto i cinesi per ovviare alle varie problematiche dialettali (anche perchè, parliamoci chiaro, in una lingua dove sbagliando un tono invece che dire "cavallo" dici "insulto" l'inflessione strascicata di un dialetto potrebbe davvero rappresentare un grande problema) utilizzano i caratteri per far comprendere esattamente la parola che vogliono comunicare.
Dunque a questo punto, pur non volendo ignorare il tasso di analfabetismo che suppongo essere sufficientemente alto, io mi domando: perchè quando diamo ai tassisti i biglietti da visita dei posti dove dobbiamo andare impiegano almeno 5 minuti per leggerlo, poi ti guardano, poi rileggono il biglietto ed infine, finalmente, si comincia a contrattare sul prezzo? Posso capire fosse capitato solo qualche volta...ma che sia così con tutti...com'è possibile? Questo anche a Pechino, per dire. E lo stesso quando fai vedere le parole dal vocabolario.

- Elasticità mentale
Ecco un altro aspetto che ogni volta fa sorgere la domanda "ma perchè?".
Ora...sappiamo benissimo le difficoltà linguistiche e tutto, ma certe volte c'è davvero da chiedersi fino a quanto possa essere un problema del genere e fino a quanto, invece, sia una semplice mancanza di elasticità.
Ma facciamo un esempio facile facile da comprendere.
Situazione: noi fermiamo un taxi per farci portare in città. Sapendo il nome della via e non avendo nessun biglietto da visita di negozi lì vicino (considerando anche che dove c'era il Dicos hanno raso al suolo tutto) decidiamo di cimentarci nella meravigliosa arte della contrattazione linguistica.
Prima di tutto bisogna conoscere almeno i tre modi che hanno (nella stessa città) di pronunciare il nome della strada.
Dunque tentativo uno.
"SonGsHan lu". Niente, sguardo a punto di domanda.
Tentativo due.
"SonsHan lu". Niente.
Tentativo tre.
"SonGsan lu". Niente.
A questo punto abbiamo finito i tentativi e cerchiamo un nuovo metodo. Mentre alcuni di noi si consultano su quale potrebbe essere la quarta pronuncia della strada qualcuno continua a ripetere random le prime tre opzioni.
Tutto questo fino a quando il tassista ha un'epifania:
"Aaaaahhh Songshan LUUUA". Mi. Stai. prendendo. In. Giro????
Oltretutto...supponendo che io non abbia pronunciato "strada" in modo corretto...tu tassista cosa pensi che io laowai che deve andare in città potrebbe mai chiederti? Pensi seriamente che potrei chiederti di portarmi con il taxi su per le scalinate del monte?
Sarebbe un po' come se io qua a Milano non riuscissi a capire "piaza Duomo" invece che "piazza Duomo". Se mi dici "Duomo" cosa vorrai mai sapere??
Episodi come questo sono all'ordine del giorno, ovviamente.
Il sopraccitato Dicos è sempre stato il cavallo di battaglia per mostrare come potesse essere impossibile farsi capire.
Una volta accettato il fatto che le vocali sono bandite nella pronuncia di alcune parole ci si può cimentare nella pronuncia del famoso fastfood.
"Dicos" Ovviamente niente.
"Dcos" Niente.
"Dcs" Nulla.
"DcS" Barlume di comprensione.
"DDcSSS" Forse ci siamo.

- Metodi di lavoro.
Questa è in assoluto una delle mie preferite.
Ci sarebbero milioni di aneddoti da raccontare, ma prenderò come esempio quelli più significativi.
Esempio 1: costruiamo un prefabbricato!
Semplice direte. Certo. I simpatici signori, appena usciti dal loro turno ad un ristorante probabilmente, si sono presentati alle 7 di sera un giorno nel quale non facevamo allenamento serale. Hanno scaricato dal mezzo di trasporto (indefinibile) tutto il materiale accatastandolo nel giardino della scuola. Successivamente hanno fatto la loro entrata in scena gli attrezzi da lavoro. Il tutto era collegato da un filo attaccato ad una ciabatta e con un altro filo per arrivare fino alla presa di corrente. Inutile dire che entrambi i cavi erano tenuti insieme con il nastro isolante piazzato completamente a caso ed infatti appena hanno acceso la fresatrice (suppongo...insomma quella roba per tagliare le travi in acciaio per capirci) è saltata tutta la corrente nella scuola perchè anche un impianto cinese ha capito che sarebbe stato meglio evitare di funzionare in un caso simile.
Dunque dopo vari tentativi sono finalmente riusciti a far funzionare il tutto senza far esplodere l'impianto.
Il simpatico omino addetto al taglio delle travi portava i pantaloni un po' bassi dandoci una splendida vista sulla sua canaletta...e teneva i pantaloni risvoltati in su (perchè oh...c'era caldo!) e quindi tagliava allegramente il tutto facendosi andare le bellissime scintille fiammeggianti sulle gambe e un po' anche sui piedi del suo collega che era arrivato in sandali (sicurezza sul lavoro).
Al che qualcuno ha esclamato "no no no ho visto troppe volte 'mille modi per morire' per continuare a stare qua a guardare".
Quando poi è arrivato il momento di saldare non penserete mica che le cose potessero andare in modo diverso no? Ovviamente no. I coraggiosi saldavano ad occhio nudo a meno di 30 cm!
Naturalmente, poi, nel corso dei lavori con misure prese totalmente a caso, si è fatto buio e, quindi, c'era la necessità di illuminare il luogo di lavoro. Con cosa volete illuminarlo? Una lampadina, ovviamente, è troppo mainstream...perchè non usare una resistenza tenuta su da un bastone che ogni volta che saldavano minacciava di spegnersi?
Ma soprattutto...perchè al calar del buio fermarsi? No...continuiamo a tagliare e a far rumore fino alle 2 di notte!





Esempio 2: ordiamo da mangiare.
Questo esempio potrebbe rientrare di prepotenza anche nella questione "elasticità mentale", ma lasciamolo qua.
Mi ricordo che poco prima di partire per questo viaggio andando a prendere un caffè nel bar dei cinesi in metropolitana le mie colleghe dell'URP mi domandarono "ma c'è differenza tra come lavorano là e come lavorano qua?". Lì per lì non sapevo che cosa rispondere. Voglio dire, non è che i cinesi non lavorino, è che hanno dei problemi con l'ottimizzazione dei tempi e con il questionare.
Nel succitato bar tu vai e ordini una brioche e un caffè e, in poco tempo, avrai una brioche e un caffè. Tu vai in un ristorante in Cina e ordini una porzione di noodles in brodo (una perchè tu la vuoi ma gli altri no) e la cameriera ti chiede:
"ma solo una?"
"sì"
"ma è piccola"
"sì ma la voglio solo io"
"ma vi porto quella grande?"
"no, quella piccola. Una"
"ma la porzione non basta per tutti, ne volete 6?"
NO!
Va bene che nella loro tradizione dove bene o male in un gruppo le pietanza debbano essere divise tra tutti i commensali potrebbe anche influire, ma dopo un po' molla il colpo ragazza!
Questa situazione si è verificata anche al fastfood:
"10 panini x"
"10?"
"sì 2 a testa"
"non ne volete 6?"
"no 10"
"ma tutti uguali?"
"sì"
"ma 8 x e 2 y?"
"no 10 x"
eccetera eccetera.
(per fortuna avere qualcuno che sapesse parlare cinese ci ha tolti dall'imbarazzante situazione)
E non parliamo, poi, del dover ordinare da bere.
Nel ristorante, in genere, quantomeno quelli di fascia medio-alta, ti servono il tè (o l'acqua calda) quindi si suppone che tu non voglia anche ordinare qualcosa da bere. Quando lo fai, però, distruggi il sistema.
Noi vogliamo ordinare 3 cose da bere, ma per farlo dobbiamo non solo superare la barriera dell'hey ma avete già l'acqua calda, dobbiamo anche far capire che una bottiglia di birra in 7 non basterà.
Quindi ordiniamo la birra e una sprite. E la tipa se ne va senza aspettare la fine dell'ordine. Al che, quando torna, le ordiniamo anche una coca cola. E qua, attenzione attenzione, la cameriera dopo averci guardati sgomenta fa "ah ok", prende la bottiglia di sprite, la porta via e torna con quella di coca cola.

Episodio 3: aggiustiamo il rubinetto.
Questo episodio si è verificato il primo anno alla vecchia scuola.
Chi legge il blog da un po' di tempo saprà che il primo anno la "lavatrice" era messa in una stanza a parte (probabilmente una ex latrina) e che per riempirla dovevamo usare un tubo collegato ad un rubinetto che erogava solo acqua fredda.
Bene. Un giorno quel rubinetto si è rotto e continuava a perdere acqua.
Sono tempestivamente arrivati gli "idraulici" (parenti dei tizi che hanno montato il prefabbricato) per capire il problema. Seguendo il buon senso hanno staccato l'acqua fredda in modo tale da poter tirar via il rubinetto.
Meravigliosa efficienza.
Peccato che poi per i due giorni seguenti l'acqua fredda continuava ad essere staccata. Del resto perchè aggiustare subito il rubinetto? Tanto staccando l'acqua aveva smesso di perdere!
Dunque farsi la doccia diventava una questione di sopravvivenza nel tentativo di non ustionarsi.




Episodio 4: costruiamo un marciapiede! Anzi no, facciamo un ristorante!
Lo scorso anno, a Pechino, nella strada per arrivare all'ostello dove eravamo alloggiati, stavano facendo vari lavori di costruzione/ristrutturazione tra i quali era compresa la costruzione di un marciapiede di larghezza massima di 60 cm a dirla tutta.
Considerando che a lavorare a questa meravigliosa opera post-moderna erano almeno in 8/9 mi sarei aspettata di vedere il tutto finito nei 3 giorni di permanenza là. Tuttavia non è andata così e me ne sono andata lasciando lì un marciapiede a metà.
Quest'anno son tornata nello stesso ostello e...il marciapiede era ancora da completare!
Suppongo che abbiano semplicemente interrotto i lavori. Ma anche l'interruzione non spiega l'opera inconclusa.
In compenso hanno deciso di aprire un nuovo ristorante all'inizio della strada e quando siamo arrivati il locale era ancora vuoto, senza nulla dentro e con l'insegna in via di costruzione. Bene. Qua in Italia quanto tempo ci vorrebbe prima di vederlo in piedi e funzionante?
Parecchio vero?
Lì 2 giorni dopo era aperto e con gente dentro a mangiare.
Non me lo spiegherò mai.

4 commenti:

  1. Risposte
    1. Assolutamente :)
      e aspetta che ci sono altre chicche imperdibili :D

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    2. mettine ancola, mettine ancola! e veloce XD

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    3. ahahahaha provvedo provvedo! :D
      (sono già nella seconda parte ;) )

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