lunedì 22 dicembre 2014
giovedì 4 dicembre 2014
We together go.
Ho già scritto tanto sui miei viaggi in Cina e a volte penso che diventi difficile riuscire a scrivere ancora qualcosa di nuovo, o di diverso.
Ma, a quanto pare, anche quest'anno (in ritardo mostruoso) riuscirò a trovare il modo di descrivere la meravigliosa esperienza che ha segnato il mio 2014.
Come prima cosa, però, vorrei togliermi un peso.
Chi di voi segue i miei deliri sul blog da tempo si ricorderà che lo scorso anno avevo avuto qualche problematica iniziale durante il viaggio dovuta ad incomprensioni e prese in giro a livello di organizzazione e tutto quanto. Bene, sappiate che quest'anno le cose sono velocemente degenerate.
Purtroppo quando ci sono di mezzo i soldi le persone non si fanno tanti scrupoli nel tentare di rovinare quello che qualcun altro ha costruito durante l'anno.
Quando abbiamo scoperto che il nostro Shifu non era più alla scuola di Jackie, senza nemmeno porci il dubbio sulle motivazioni (anche perché primo non ci interessava e, secondo, potevano essere intuibili conoscendo Jackie) abbiamo deciso di seguire lui.
Questo ha scatenato il putiferio del secolo.
Prima hanno tentato di dissuaderci dicendoci che Du era stato scacciato, anzi no, bandito da Dengfeng tutta per aver rubato e per comportamenti scorretti. Poi siamo passati alla scena madre dove venivamo accusati di tradimento con tanto di tentativi d'insinuare sensi di colpa detti da chi predica bene e razzola male. Poi siamo passati ai subdoli tentativi di seminare zizzania nel gruppo con pesanti (e credetemi quando affermo che fossero realmente pesanti) accuse nei confronti più o meno di tutti (e per quanto mi riguarda mi si è gelato il sangue nelle vene). Ed infine, l'ultima spiaggia, era quella di convincerci che saremmo finiti nel posto più disastrato e ricoperto di malattie del mondo.
E sapete com'è andato a finire il tutto? Noi siamo comunque andati là e visto che i tentativi di dissuaderci non sono andati a buon fine è ricominciata la fase di coccolamento dei pupilli.
Dunque grazie per il periodo in cui le cose andavano bene e ci si allenava con un criterio, ma adesso tanti cari saluti.
E in mezzo a questo, se qualcuno incuriosito capitasse su queste pagine, vorrei sottolineare come la scuola di Jackie non sia in nessun modo legata a quella del Maestro Shi De Yang. Ci tengo a sottolinearlo visto che, a quanto pare, nessuno si sta prendendo la briga di dire le cose come stanno.
Ma sapete una cosa? Prima questa era una situazione pesante, adesso, onestamente, non me ne importa più nulla.
Ognuno sceglie la propria strada e va bene così.
Considerando che, comunque, non è che io possa esattamente mettermi a sputare completamente nel piatto dal quale ho mangiato, non rinnego le mie esperienze precedenti. Sicuramente, però, quella di quest'anno è stata sotto ogni punto di vista la migliore.
Lasciate che vi spieghi il perchè.
Il lungo viaggio è iniziato con un bell'after. Nel senso che, rientrata da lavoro, ho fatto la valigia (perché sapete...le sere prima ero impegnata a finire un altro lavoro...non ho scrollato l'albero per questo viaggio), e dal momento che la navetta per Malpensa sarebbe partita alle 4.05 della mattina era fondamentalmente inutile andare a dormire.
Dunque dicevo, after, navetta, Malpensa. Colazione e poi, finalmente, imbarco. Scalo a Mosca e aereo per Pechino.
Una volta arrivati, all'alba delle 5 del mattino, abbiamo affrontato la prima sfida della vacanza: trovare un taxi per arrivare alla stazione. La sfida si divideva in due parti: 1 trovare un taxi che ci portasse tutti e 3 senza far storie sui bagagli eccetera, 2 dopo averlo trovato evitare che ci chiedesse un rene per arrivare alla stazione.
Al secondo tentativo ci siamo riusciti.
Il simpatico autista, palesemente abusivo, ci ha portati sì fino alla stazione...ma ci ha smollati nel parcheggio sotterraneo indicandoci una fantastica via di accesso all'edificio popolata di senzatetto dormienti, razze aliene di microbi e dotata di un paio di luci come nei migliori fil horror.
Sopravvissuti alla traversata infernale ci siamo ritrovati nel bel mezzo della stazione in barba ad ogni controllo di sicurezza dell'entrata.
Comunque poco importava, dovevamo in ogni caso farci strada fino alla biglietteria e al famigerato sportello numero 16.
Ovviamente, sebbene fossero solo quasi le 7 della mattina, la folla di persone presenti in stazione faceva impallidire qualsiasi orario di punta milanese.
Ma i nostri eroi sono riusciti ad ottenere i 3 preziosissimi biglietti per Luoyang.
Una volta arrivati a destinazione è iniziato davvero il tutto.
Appena fuori dai tornelli d'uscita c'era ad aspettarci il nostro Shifu (che per accoglierci nel migliore dei modi ci ha urlato "fast fast!").
Bè...che cosa dovrei dire? Per me è stato un bel mix di emozioni rivederlo.
Ma, soprattutto, è stato emozionante rivedere come fosse tornato ad essere il solito Du. Quello che ad allenamento ti sprona e massacra, ma al di fuori è più cretino di tutti noi messi insieme.
Quello che era davvero mancato lo scorso anno.
Non vi starò a raccontare giorno per giorno il lungo mese di agosto, non preoccupatevi.
La location quest'anno era nel piccolo paesino di Koudian nella provincia di Luoyang.
Definirlo un luogo sperduto sarebbe eufemistico, ma alla fin fine c'era tutto quello che poteva interessarci od esserci utile per la vita di ogni giorno.
Fondamentalmente noi eravamo a x minuti a piedi (mai testati realmente) da un simil centro abitato (hey c'era anche il mercato non sottovalutiamolo!), ma la realtà dei fatti era che tutto il nostro mondo lì iniziava e finiva con 2 strade che s'incrociavano.
Nella prima foresta di palazzi c'era la "kungfu family" o, più semplicemente "family" che era, poi, l'appartamento dove vivevamo noi laowai insieme ai Jiaolian della Scuola e Du quando si fermava a dormire lì (sebbene abitasse ad un tiro di sputo e cioè nella foresta di palazzi dall'altra parte della strada).
La family non era certo un resort a 5 stelle, anzi. Essendo un appartamento affittato appositamente temporaneamente, al suo interno c'erano giusto le cose basilari per la sopravvivenza. E credo che possiamo concordare tutti quanti su come avere un pavimento degno di questo nome non fosse poi così fondamentale/necessario. Quindi colata di cemento e via.
Le stanze erano 3: quella dei Jiaolian, quella dove sono stati i ragazzi ed infine quella dove eravamo io e Bozz (ah! che privilegiate!).
Per il resto avevamo un meraviglioso bagno con boiler (con l'ormai celeberrima combo presa della corrente + getto d'acqua + cartello che dice di fare attenzione agli spruzzi d'acqua sulla presa elettrica) e lavatrice (la solita con caricamento a canna esterno, 15 minuti di centrifuga, asciugatrice che doveva essere perfettamente in bolla per funzionare e scarico dell'acqua manuale. Pochi euri da Piccol!)
ma alla fin fine...è sempre stato un bagno utile ai suoi scopi (specialmente quando la tavoletta del gabinetto è stata sostituita con una nuova "super power, no like the old" evvabbè).
Infine abbiamo l'ingresso con cucina a vista, tavolo da pranzo e zona relax.
Dunque un vero e proprio appartamento dove sentirci liberi come essere a casa nostra. Compreso il possederne le chiavi (e quindi essere sicuri di non restare chiusi fuori dopo una certa ora), e poter usufruire delle "tecnologie" messe a disposizione.
Persino la cucina, pensate un po'...quel miraggio che gli scorsi anni era chiuso a chiave con tanto di lucchetto.
Per quanto riguarda il resto posso dirvi che se anche i letti non fossero dotati di materassi (il ritorno alle origini con la generosa asse di legno in combo con la micro trapunta) alla fin fine erano comodi e la mia schiena ha stranamente ringraziato, avevamo il condizionatore, un power wi fi, la cuoca che cucinava per noi 3 volte al giorno e un menù differenziato per ogni giorno della settimana (quindi stop alle pietanze ripetitive). Ogni lunedì c'erano le stesse cose, ma erano diverse dagli altri giorni della settimana.
Unica pecca? I ravioli di carne fatti nei giorni quando avremmo poi avuto nella lezione serale o Sanda o qualcosa di egualmente massacrante.
Bene, ma ora passiamo oltre.
Tanto prima o poi vi descriverò per bene gli allenamenti e tutto quanto (e gli episodi degni di nota, naturalmente).
Passiamo a provare a raccontare perchè quest'anno le cose siano andate ancora meglio.
Il motivo principale l'ho già menzionato. Ed il fatto di riavere avuto indietro Du nella sua forma migliore.
Sembrerà anche una banale affermazione, ma credetemi quando vi dico che è, invece, la parte più importante e la chiave di tutto.
Du è riuscito a costruirsi finalmente qualcosa di suo. Una scuola ben avviata gremita di ragazzini, portando con sè come Jiaolian i suoi stessi allievi, si è guadagnato il rispetto come persona all'interno della comunità e come Maestro di Kung Fu tra i suoi allievi che alla fine degli allenamenti si accalcavano a salutarlo.
E nel mentre ha mantenuto una semplicità disarmante.
La Family non lo era solo ed esclusivamente perchè una scritta sul muro la definiva tale. Lo era perchè le persone che stavano dentro quell'appartamento contribuivano a renderla reale.
Du per primo.
Durante il mese di agosto è stato il nostro Shifu, è stato il nostro supporto e appoggio, ma, prima di tutto questo, è stato nostro amico. Era attento alle esigenze di tutti e non si è mai lamentato nel doverci scarrozzare a destra e a manca prima che imparassimo a fare qualcosa per conto nostro, ci invitava fuori a cena pagando di tasca sua e quando lo facevamo noi non ha mai permesso che pagassimo anche per i Jiaolian e quindi metteva la sua parte. Non ci ha mai chiesto nulla di più di quello che ci aveva premesso all'inizio.
Fondamentalmente potevamo contare su un rapporto di totale fiducia a differenza degli scorsi anni nei confronti di Jackie.
Durante tutto il mese è stato uno di noi che nella lezione serale di "crazy jibengong jump" a un certo punto si metteva in fila insieme a noi per provare (e ovviamente, nonostante la buzza da mancato allenamento e birra, faceva cose fuori dalla logica della forza di gravità).
Sì è vero, era il nostro Shifu, ma per la maggior parte del tempo è stato il nostro Kung Fu brother. Ed è qua la differenza.
Quest'anno abbiamo fatto una sorta di level up. Siamo passati da semplici laowai che vanno lì pagando e facendo bene o male le cose che vogliono fare ad essere allievi che imparano quello che a loro serve per migliorare.
Non importa non aver imparato una nuova e strabiliante forma. Importa essere tornati con un bagaglio molto più importante a livello tecnico dove le cose venivano decise per far sì che potessimo colmare le nostre lacune e migliorare con una certa velocità vista la mancanza effettiva di tempo per poterlo fare in modo estremamente graduale.
Durante le lezioni settimanali di "kung fu ask" Du ci spronava a domandare dando libero sfogo alla nostra curiosità. Ed è in questo modo, superata la fase delle domande prettamente tecniche sui nomi delle posizioni eccetera, che abbiamo imparato. Abbiamo imparato moltissime cose sul passato di Du, su come si è allenato, sui metodi che usavano con lui, sulla sua preparazione alla competizione e poi ancora su come si dovrebbe insegnare.
Ed insegnare non è mai una faccenda semplice.
Non è solo una questione di capacità fisica nel saper fare le cose, è anche una questione di personalità, carisma e buon senso.
Con questo spirito il nostro allenamento non era più un semplice sottostare a degli ordini, ma diventava un percorso di crescita. Ma una crescita che affrontavamo tutti insieme. Noi come compagni di Pratica e Du come Shifu.
E poi la differenza, come già accennato, la facevano anche le persone dentro la Family.
Hugo, già incontrato lo scorso anno, che ormai vive lì quasi come un autoctono e che non si è fatto scrupoli nel farci sentire immediatamente integrati e con il quale abbiamo condiviso meravigliosi momenti di follia e di fatica durante gli allenamenti. Lui che ci raccontava con estrema umiltà il suo anno e mezzo in Cina, di cosa facesse per tirare avanti e qualche accenno a quello che si è lasciato alle spalle.
Hugo che viveva a New York lavorando nell'advertising e conducendo, dunque, non esattamente una vita di stenti e sofferenze, ha deciso di lasciare tutto e trasferirsi lì, in un luogo sperduto, in un qualcosa di completamente diverso da quello al quale era abituato. E forse è proprio questo che lo ha spinto ad un cambiamento tanto radicale.
Una sera si stava, per l'appunto, parlando di come fosse vivere in Cina dovendo abituarsi a ritmi di vita, cultura, abitudini completamente differenti e quando Hugo ha un po' accennato alla sua storia non è stato possibile trattenersi dal chiedergli "perché?" che è un po' quella fastidiosa domanda che non vorresti fare o sentirti chiedere, ma che, molto spesso, è quasi inevitabile. La differenza, però, era che Hugo aveva la sua risposta.
Era stufo delle persone con le quali aveva a che fare ed era altrettanto stufo dei non valori che lo circondavano. Amava il suo lavoro, ma non a quelle condizioni. Ma, cosa più importante, lui ha intrapreso questo viaggio perché "molto spesso i problemi che abbiamo non sono del mondo esterno, ma siamo noi il problema e quindi puoi essere tranquillo solo quando hai risolto le questioni con te stesso. Ma anche dove ti trovi aiuta". Ecco perchè.
Dentro la casa, poi, c'erano anche i Jiaolian con i quali si cercava di comunicare in qualche modo sebbene d'inglese sapessero giusto qualche termine e nulla di più. Ma sia noi che loro ci abbiamo sempre provato.
Anche se a volte la gentilezza dei gesti vale molto di più di lunghi discorsi fatti. Quindi se non era possibile parlare era pur sempre possibile agire.
Ed infine c'eravamo noi.
Noi laowai, amici in patria con incontri più o meno frequenti.
Come ogni anno abbiamo imparato a conoscerci stando insieme per un mese intero.
Nulla come i viaggi rendono possibile questa conoscenza.
E tra piacevoli scoperte, alcune sorprese, qualche tensione (ma del resto come si potrebbe non averne in un intero mese?) siamo stati anche noi un gruppo, una Family, per un mese.
Ed è questo che ogni anno mi spinge a tornare.
La certezza di sentirmi integrata in un gruppo, la certezza che lì avrò del tempo per me.
Sì è vero, le giornate sono scandite da tempi ben definiti e la maggior parte del tempo viene suddivisa tra allenamenti, dormire (o collassare, a scelta), mangiare, fare la coda per il bagno e qualche attività di degna sussistenza umana (lavarsi, fare la lavatrice, mangiare ancora). Ma è anche vero che, nonostante questo, mai come quando sono lì ho la possibilità di avere tempo per me. Per me e nient'altro o nessun altro.
Quel mese lontano da ogni forma di distrazione tecnologica (sebbene utilizzassi con regolarità gli strumenti di comunicazione per sapere come andassero le cose dall'altra parte del mondo), lontano da attività ludiche, lontano dal caos, dalle preoccupazioni, dalla normale routine di un mondo basato su principi che condivido solo in piccola parte, sapevo che sarebbe stato mio e basta.
E a volte bastano solo 5 minuti ogni giorno per poter veramente riflettere, basta una chiacchierata davanti ad un caffè, un minuto di pausa, la routine del diario di viaggio. Ma quei momenti sono miei e incontaminati. Ed è lì che tutto si ferma ed improvvisamente assume un senso.
Un senso che una volta tornata è difficile rivedere con la stessa chiarezza ma che resta lì. A volte basterebbe solo avere un po' di coraggio in più e forse le cose avrebbero davvero una soluzione.
Poi ognuno ha la sua epifania a modo suo.
Ma che importa? La bellezza di poter avere una visione chiara e ovvia anche se solo per poco tempo è talmente folgorante che qualunque essa sia sarà sempre e comunque importante.
E magari a volte esagero, lo so, magari non è così per tutti, magari è una mera illusione di un viaggio che nel corso degli anni ho inconsciamente deciso di idealizzare.
Ma che importa?
C'è una cosa che ho imparato quest'estate, ed è uno di quegli insegnamenti che ti lasciano basito per qualche minuto.
Ho imparato, per davvero, che i limiti della mente sono talmente illusori da crearci un mondo completamente diverso ai nostri occhi rispetto alla realtà, ma, soprattutto, che con la giusta guida la patina piano piano può scomparire.
Anzi no, scusatemi, devo correggermi, non è con una guida, ma con i giusti compagni.
Tra tutti i modi che possono esserci per poter andare avanti e migliorare troviamo quello del lecchinaggio (supponendo che veramente possa essere utile), quello dell'umiliazione continua (fatto di rimproveri, forse anche ingiustificati) ed infine quello che realmente ci aiuta: crescere insieme.
Questo è stato l'anno dove tutto è stato così perfetto che per la prima volta dopo il mio primo viaggio in Cina ho pianto e non mi vergogno minimamente ad ammetterlo.
Nel 2011 era stato l'accumularsi di emozioni dovute al fatto che fossi arrivata al termine di un viaggio sognato e ambito così a lungo, unito al fatto che l'impatto emozionale di una cultura così diversa e allo stesso tempo così vicina non può, in ogni caso, lasciarti indifferente.
Nel 2012 e nel 2013 non era stato facile andarsene, ma era stato possibile contenere le emozioni.
Quest'anno no. Eppure, dico io, al quarto anno uno dovrebbe essersi abituato alla sensazione di abbandono no? No.
No perchè sapevo di star lasciando lì un pezzo di me che chissà se mai riavrò indietro, sapevo di star lasciando la Family.
Ed è per questo che la strada dalla Scuola all'appartamento era particolarmente difficile da percorrere e non solo per la vista annebbiata.
Ma almeno ricordare questo mese mi ricorda che c'è sempre una via e che se non dovessero cambiare le cose forse potrei cambiare io e magari, per una volta, i tasselli troverebbero il loro posto e tutto avrebbe un senso.
Anche se è dall'altra parte del mondo c'è qualcuno disposto a porgere la mano a degli sperduti laowai e costruire un percorso insieme.
"We together go".
P.S. Scusate, quasi dimenticavo. Quest'anno il mio viaggio resterà sempre con me in questo modo.
Ma, a quanto pare, anche quest'anno (in ritardo mostruoso) riuscirò a trovare il modo di descrivere la meravigliosa esperienza che ha segnato il mio 2014.
Come prima cosa, però, vorrei togliermi un peso.
Chi di voi segue i miei deliri sul blog da tempo si ricorderà che lo scorso anno avevo avuto qualche problematica iniziale durante il viaggio dovuta ad incomprensioni e prese in giro a livello di organizzazione e tutto quanto. Bene, sappiate che quest'anno le cose sono velocemente degenerate.
Purtroppo quando ci sono di mezzo i soldi le persone non si fanno tanti scrupoli nel tentare di rovinare quello che qualcun altro ha costruito durante l'anno.
Quando abbiamo scoperto che il nostro Shifu non era più alla scuola di Jackie, senza nemmeno porci il dubbio sulle motivazioni (anche perché primo non ci interessava e, secondo, potevano essere intuibili conoscendo Jackie) abbiamo deciso di seguire lui.
Questo ha scatenato il putiferio del secolo.
Prima hanno tentato di dissuaderci dicendoci che Du era stato scacciato, anzi no, bandito da Dengfeng tutta per aver rubato e per comportamenti scorretti. Poi siamo passati alla scena madre dove venivamo accusati di tradimento con tanto di tentativi d'insinuare sensi di colpa detti da chi predica bene e razzola male. Poi siamo passati ai subdoli tentativi di seminare zizzania nel gruppo con pesanti (e credetemi quando affermo che fossero realmente pesanti) accuse nei confronti più o meno di tutti (e per quanto mi riguarda mi si è gelato il sangue nelle vene). Ed infine, l'ultima spiaggia, era quella di convincerci che saremmo finiti nel posto più disastrato e ricoperto di malattie del mondo.
E sapete com'è andato a finire il tutto? Noi siamo comunque andati là e visto che i tentativi di dissuaderci non sono andati a buon fine è ricominciata la fase di coccolamento dei pupilli.
Dunque grazie per il periodo in cui le cose andavano bene e ci si allenava con un criterio, ma adesso tanti cari saluti.
E in mezzo a questo, se qualcuno incuriosito capitasse su queste pagine, vorrei sottolineare come la scuola di Jackie non sia in nessun modo legata a quella del Maestro Shi De Yang. Ci tengo a sottolinearlo visto che, a quanto pare, nessuno si sta prendendo la briga di dire le cose come stanno.
Ma sapete una cosa? Prima questa era una situazione pesante, adesso, onestamente, non me ne importa più nulla.
Ognuno sceglie la propria strada e va bene così.
Considerando che, comunque, non è che io possa esattamente mettermi a sputare completamente nel piatto dal quale ho mangiato, non rinnego le mie esperienze precedenti. Sicuramente, però, quella di quest'anno è stata sotto ogni punto di vista la migliore.
Lasciate che vi spieghi il perchè.
Il lungo viaggio è iniziato con un bell'after. Nel senso che, rientrata da lavoro, ho fatto la valigia (perché sapete...le sere prima ero impegnata a finire un altro lavoro...non ho scrollato l'albero per questo viaggio), e dal momento che la navetta per Malpensa sarebbe partita alle 4.05 della mattina era fondamentalmente inutile andare a dormire.
Dunque dicevo, after, navetta, Malpensa. Colazione e poi, finalmente, imbarco. Scalo a Mosca e aereo per Pechino.
Una volta arrivati, all'alba delle 5 del mattino, abbiamo affrontato la prima sfida della vacanza: trovare un taxi per arrivare alla stazione. La sfida si divideva in due parti: 1 trovare un taxi che ci portasse tutti e 3 senza far storie sui bagagli eccetera, 2 dopo averlo trovato evitare che ci chiedesse un rene per arrivare alla stazione.
Al secondo tentativo ci siamo riusciti.
Il simpatico autista, palesemente abusivo, ci ha portati sì fino alla stazione...ma ci ha smollati nel parcheggio sotterraneo indicandoci una fantastica via di accesso all'edificio popolata di senzatetto dormienti, razze aliene di microbi e dotata di un paio di luci come nei migliori fil horror.
Il tunnel degli orrori |
Sopravvissuti alla traversata infernale ci siamo ritrovati nel bel mezzo della stazione in barba ad ogni controllo di sicurezza dell'entrata.
Comunque poco importava, dovevamo in ogni caso farci strada fino alla biglietteria e al famigerato sportello numero 16.
Ovviamente, sebbene fossero solo quasi le 7 della mattina, la folla di persone presenti in stazione faceva impallidire qualsiasi orario di punta milanese.
La felicità nell'essere circondata da un numero infinito di persone |
Ma i nostri eroi sono riusciti ad ottenere i 3 preziosissimi biglietti per Luoyang.
Una volta arrivati a destinazione è iniziato davvero il tutto.
Appena fuori dai tornelli d'uscita c'era ad aspettarci il nostro Shifu (che per accoglierci nel migliore dei modi ci ha urlato "fast fast!").
Bè...che cosa dovrei dire? Per me è stato un bel mix di emozioni rivederlo.
Ma, soprattutto, è stato emozionante rivedere come fosse tornato ad essere il solito Du. Quello che ad allenamento ti sprona e massacra, ma al di fuori è più cretino di tutti noi messi insieme.
Quello che era davvero mancato lo scorso anno.
Non vi starò a raccontare giorno per giorno il lungo mese di agosto, non preoccupatevi.
La location quest'anno era nel piccolo paesino di Koudian nella provincia di Luoyang.
Definirlo un luogo sperduto sarebbe eufemistico, ma alla fin fine c'era tutto quello che poteva interessarci od esserci utile per la vita di ogni giorno.
Fondamentalmente noi eravamo a x minuti a piedi (mai testati realmente) da un simil centro abitato (hey c'era anche il mercato non sottovalutiamolo!), ma la realtà dei fatti era che tutto il nostro mondo lì iniziava e finiva con 2 strade che s'incrociavano.
Nella prima foresta di palazzi c'era la "kungfu family" o, più semplicemente "family" che era, poi, l'appartamento dove vivevamo noi laowai insieme ai Jiaolian della Scuola e Du quando si fermava a dormire lì (sebbene abitasse ad un tiro di sputo e cioè nella foresta di palazzi dall'altra parte della strada).
La family non era certo un resort a 5 stelle, anzi. Essendo un appartamento affittato appositamente temporaneamente, al suo interno c'erano giusto le cose basilari per la sopravvivenza. E credo che possiamo concordare tutti quanti su come avere un pavimento degno di questo nome non fosse poi così fondamentale/necessario. Quindi colata di cemento e via.
Le stanze erano 3: quella dei Jiaolian, quella dove sono stati i ragazzi ed infine quella dove eravamo io e Bozz (ah! che privilegiate!).
Entrata per il super complesso di palazzi |
Palazzi...palazzi ovunque. |
Stanza delle privilegiate, notare il pavimento. |
La vista dalla stanza (pregasi notare il tubo di scarico del condizionatore che sgocciolava allegramente sui cavi) |
La stanza dei ragazzi |
Terrazzino dove stendevamo il bucato |
ma alla fin fine...è sempre stato un bagno utile ai suoi scopi (specialmente quando la tavoletta del gabinetto è stata sostituita con una nuova "super power, no like the old" evvabbè).
Infine abbiamo l'ingresso con cucina a vista, tavolo da pranzo e zona relax.
Ecco la Kung Fu Family |
Dunque un vero e proprio appartamento dove sentirci liberi come essere a casa nostra. Compreso il possederne le chiavi (e quindi essere sicuri di non restare chiusi fuori dopo una certa ora), e poter usufruire delle "tecnologie" messe a disposizione.
Persino la cucina, pensate un po'...quel miraggio che gli scorsi anni era chiuso a chiave con tanto di lucchetto.
La conquista del fornello sacro per la preparazione del caffè. Lode al caffè. |
Unica pecca? I ravioli di carne fatti nei giorni quando avremmo poi avuto nella lezione serale o Sanda o qualcosa di egualmente massacrante.
La sorpresa delle patatine fritte nella COLAZIONE del lunedì |
Tanto prima o poi vi descriverò per bene gli allenamenti e tutto quanto (e gli episodi degni di nota, naturalmente).
Passiamo a provare a raccontare perchè quest'anno le cose siano andate ancora meglio.
Il motivo principale l'ho già menzionato. Ed il fatto di riavere avuto indietro Du nella sua forma migliore.
Sembrerà anche una banale affermazione, ma credetemi quando vi dico che è, invece, la parte più importante e la chiave di tutto.
Du è riuscito a costruirsi finalmente qualcosa di suo. Una scuola ben avviata gremita di ragazzini, portando con sè come Jiaolian i suoi stessi allievi, si è guadagnato il rispetto come persona all'interno della comunità e come Maestro di Kung Fu tra i suoi allievi che alla fine degli allenamenti si accalcavano a salutarlo.
E nel mentre ha mantenuto una semplicità disarmante.
La Family non lo era solo ed esclusivamente perchè una scritta sul muro la definiva tale. Lo era perchè le persone che stavano dentro quell'appartamento contribuivano a renderla reale.
Du per primo.
Durante il mese di agosto è stato il nostro Shifu, è stato il nostro supporto e appoggio, ma, prima di tutto questo, è stato nostro amico. Era attento alle esigenze di tutti e non si è mai lamentato nel doverci scarrozzare a destra e a manca prima che imparassimo a fare qualcosa per conto nostro, ci invitava fuori a cena pagando di tasca sua e quando lo facevamo noi non ha mai permesso che pagassimo anche per i Jiaolian e quindi metteva la sua parte. Non ci ha mai chiesto nulla di più di quello che ci aveva premesso all'inizio.
Fondamentalmente potevamo contare su un rapporto di totale fiducia a differenza degli scorsi anni nei confronti di Jackie.
Durante tutto il mese è stato uno di noi che nella lezione serale di "crazy jibengong jump" a un certo punto si metteva in fila insieme a noi per provare (e ovviamente, nonostante la buzza da mancato allenamento e birra, faceva cose fuori dalla logica della forza di gravità).
Sì è vero, era il nostro Shifu, ma per la maggior parte del tempo è stato il nostro Kung Fu brother. Ed è qua la differenza.
Quest'anno abbiamo fatto una sorta di level up. Siamo passati da semplici laowai che vanno lì pagando e facendo bene o male le cose che vogliono fare ad essere allievi che imparano quello che a loro serve per migliorare.
Non importa non aver imparato una nuova e strabiliante forma. Importa essere tornati con un bagaglio molto più importante a livello tecnico dove le cose venivano decise per far sì che potessimo colmare le nostre lacune e migliorare con una certa velocità vista la mancanza effettiva di tempo per poterlo fare in modo estremamente graduale.
Durante le lezioni settimanali di "kung fu ask" Du ci spronava a domandare dando libero sfogo alla nostra curiosità. Ed è in questo modo, superata la fase delle domande prettamente tecniche sui nomi delle posizioni eccetera, che abbiamo imparato. Abbiamo imparato moltissime cose sul passato di Du, su come si è allenato, sui metodi che usavano con lui, sulla sua preparazione alla competizione e poi ancora su come si dovrebbe insegnare.
Ed insegnare non è mai una faccenda semplice.
Non è solo una questione di capacità fisica nel saper fare le cose, è anche una questione di personalità, carisma e buon senso.
Con questo spirito il nostro allenamento non era più un semplice sottostare a degli ordini, ma diventava un percorso di crescita. Ma una crescita che affrontavamo tutti insieme. Noi come compagni di Pratica e Du come Shifu.
E poi la differenza, come già accennato, la facevano anche le persone dentro la Family.
Hugo, già incontrato lo scorso anno, che ormai vive lì quasi come un autoctono e che non si è fatto scrupoli nel farci sentire immediatamente integrati e con il quale abbiamo condiviso meravigliosi momenti di follia e di fatica durante gli allenamenti. Lui che ci raccontava con estrema umiltà il suo anno e mezzo in Cina, di cosa facesse per tirare avanti e qualche accenno a quello che si è lasciato alle spalle.
Hugo che viveva a New York lavorando nell'advertising e conducendo, dunque, non esattamente una vita di stenti e sofferenze, ha deciso di lasciare tutto e trasferirsi lì, in un luogo sperduto, in un qualcosa di completamente diverso da quello al quale era abituato. E forse è proprio questo che lo ha spinto ad un cambiamento tanto radicale.
Una sera si stava, per l'appunto, parlando di come fosse vivere in Cina dovendo abituarsi a ritmi di vita, cultura, abitudini completamente differenti e quando Hugo ha un po' accennato alla sua storia non è stato possibile trattenersi dal chiedergli "perché?" che è un po' quella fastidiosa domanda che non vorresti fare o sentirti chiedere, ma che, molto spesso, è quasi inevitabile. La differenza, però, era che Hugo aveva la sua risposta.
Era stufo delle persone con le quali aveva a che fare ed era altrettanto stufo dei non valori che lo circondavano. Amava il suo lavoro, ma non a quelle condizioni. Ma, cosa più importante, lui ha intrapreso questo viaggio perché "molto spesso i problemi che abbiamo non sono del mondo esterno, ma siamo noi il problema e quindi puoi essere tranquillo solo quando hai risolto le questioni con te stesso. Ma anche dove ti trovi aiuta". Ecco perchè.
Dentro la casa, poi, c'erano anche i Jiaolian con i quali si cercava di comunicare in qualche modo sebbene d'inglese sapessero giusto qualche termine e nulla di più. Ma sia noi che loro ci abbiamo sempre provato.
Anche se a volte la gentilezza dei gesti vale molto di più di lunghi discorsi fatti. Quindi se non era possibile parlare era pur sempre possibile agire.
Ed infine c'eravamo noi.
Noi laowai, amici in patria con incontri più o meno frequenti.
Come ogni anno abbiamo imparato a conoscerci stando insieme per un mese intero.
Nulla come i viaggi rendono possibile questa conoscenza.
E tra piacevoli scoperte, alcune sorprese, qualche tensione (ma del resto come si potrebbe non averne in un intero mese?) siamo stati anche noi un gruppo, una Family, per un mese.
La Family in una goliardica serata |
La certezza di sentirmi integrata in un gruppo, la certezza che lì avrò del tempo per me.
Sì è vero, le giornate sono scandite da tempi ben definiti e la maggior parte del tempo viene suddivisa tra allenamenti, dormire (o collassare, a scelta), mangiare, fare la coda per il bagno e qualche attività di degna sussistenza umana (lavarsi, fare la lavatrice, mangiare ancora). Ma è anche vero che, nonostante questo, mai come quando sono lì ho la possibilità di avere tempo per me. Per me e nient'altro o nessun altro.
Quel mese lontano da ogni forma di distrazione tecnologica (sebbene utilizzassi con regolarità gli strumenti di comunicazione per sapere come andassero le cose dall'altra parte del mondo), lontano da attività ludiche, lontano dal caos, dalle preoccupazioni, dalla normale routine di un mondo basato su principi che condivido solo in piccola parte, sapevo che sarebbe stato mio e basta.
E a volte bastano solo 5 minuti ogni giorno per poter veramente riflettere, basta una chiacchierata davanti ad un caffè, un minuto di pausa, la routine del diario di viaggio. Ma quei momenti sono miei e incontaminati. Ed è lì che tutto si ferma ed improvvisamente assume un senso.
Un senso che una volta tornata è difficile rivedere con la stessa chiarezza ma che resta lì. A volte basterebbe solo avere un po' di coraggio in più e forse le cose avrebbero davvero una soluzione.
Tutto il mondo in una sola strada |
Poi ognuno ha la sua epifania a modo suo.
Ma che importa? La bellezza di poter avere una visione chiara e ovvia anche se solo per poco tempo è talmente folgorante che qualunque essa sia sarà sempre e comunque importante.
E magari a volte esagero, lo so, magari non è così per tutti, magari è una mera illusione di un viaggio che nel corso degli anni ho inconsciamente deciso di idealizzare.
Ma che importa?
C'è una cosa che ho imparato quest'estate, ed è uno di quegli insegnamenti che ti lasciano basito per qualche minuto.
Ho imparato, per davvero, che i limiti della mente sono talmente illusori da crearci un mondo completamente diverso ai nostri occhi rispetto alla realtà, ma, soprattutto, che con la giusta guida la patina piano piano può scomparire.
Anzi no, scusatemi, devo correggermi, non è con una guida, ma con i giusti compagni.
Tra tutti i modi che possono esserci per poter andare avanti e migliorare troviamo quello del lecchinaggio (supponendo che veramente possa essere utile), quello dell'umiliazione continua (fatto di rimproveri, forse anche ingiustificati) ed infine quello che realmente ci aiuta: crescere insieme.
Questo è stato l'anno dove tutto è stato così perfetto che per la prima volta dopo il mio primo viaggio in Cina ho pianto e non mi vergogno minimamente ad ammetterlo.
Nel 2011 era stato l'accumularsi di emozioni dovute al fatto che fossi arrivata al termine di un viaggio sognato e ambito così a lungo, unito al fatto che l'impatto emozionale di una cultura così diversa e allo stesso tempo così vicina non può, in ogni caso, lasciarti indifferente.
Nel 2012 e nel 2013 non era stato facile andarsene, ma era stato possibile contenere le emozioni.
Quest'anno no. Eppure, dico io, al quarto anno uno dovrebbe essersi abituato alla sensazione di abbandono no? No.
No perchè sapevo di star lasciando lì un pezzo di me che chissà se mai riavrò indietro, sapevo di star lasciando la Family.
Ed è per questo che la strada dalla Scuola all'appartamento era particolarmente difficile da percorrere e non solo per la vista annebbiata.
Ma almeno ricordare questo mese mi ricorda che c'è sempre una via e che se non dovessero cambiare le cose forse potrei cambiare io e magari, per una volta, i tasselli troverebbero il loro posto e tutto avrebbe un senso.
Anche se è dall'altra parte del mondo c'è qualcuno disposto a porgere la mano a degli sperduti laowai e costruire un percorso insieme.
"We together go".
P.S. Scusate, quasi dimenticavo. Quest'anno il mio viaggio resterà sempre con me in questo modo.
Un giorno vi racconterò la storia del tatuaggio. |
venerdì 12 settembre 2014
Cina 2014.
Prometto di scrivere un post riassuntivo come gli scorsi anni.
Per adesso spero che possa bastarvi questo video che riassume e racconta un po' quel che è stato il nostro viaggio.
Ringrazio Simo per averlo realizzato e ringrazio chiunque lo abbia reso possibile.
Per adesso spero che possa bastarvi questo video che riassume e racconta un po' quel che è stato il nostro viaggio.
Ringrazio Simo per averlo realizzato e ringrazio chiunque lo abbia reso possibile.
domenica 15 giugno 2014
AC Unity - E3 trailer
Sono stupitissima da questo trailer uscito fresco fresco dall'E3 di quest'anno.
E da quel che ho visto dalle anteprime dei vari walktrhough deve essere bellissimo anche dal punto di vista del gameplay.
Le mie considerazioni sono le seguenti:
1- è un videogioco e sembra un film con attori veri
2- è la terza canzone di Lorde che ascolto ed è la terza che mi piace
3- però Ubisoft dai, non prendiamoci in giro....lo sappiamo tutti che la presa della bastiglia è stato merito di Lady Oscar!
giovedì 29 maggio 2014
domenica 6 aprile 2014
Got talent...
Giudice: "if you don't mind I really want to ask you, why do you dance?"
Bimbo: "because I like dancing, when I dance my mom laught, my mama says laughing is happiness"
G: "Junhao, tell me what is your dream?"
B: "my dream is to make people happy because I'm happy. Are you happy?"
sabato 22 marzo 2014
20 different styles..
Avete mai ascoltato questa canzone di Kate Perry?
No?
Allora prendetevi qualche minuto per ascoltarla, così poi potrete godervi pienamente questo genio
No?
Allora prendetevi qualche minuto per ascoltarla, così poi potrete godervi pienamente questo genio
martedì 11 marzo 2014
In memory of
Primavere e Autunni (l'altro blog) chiude i battenti.
Oggi è venuto a mancare il Professor Angelo Agostini con il quale ho sostenuto 3 esami universitari tra i quali anche il laboratorio che ha portato alla creazione del blog come progetto d'esame.
Non saprei che cosa dire se non che mi dispiace. A discapito di tutte le incazzature dovute alle sue mail striminzite ("ok, guardo. a.a.") in risposta a dei trattati infiniti, era un grande professore. I suoi corsi sono stati tutti quanti, dal primo all'ultimo, stimolanti, interattivi e difficili com'è giusto che siano dei corsi universitari.
Sono passati anni e non ho mai più avuto occasione di confrontarmi con lui, ma sicuramente i suoi insegnamenti non sono finiti con il finire degli esami.
Oggi è venuto a mancare il Professor Angelo Agostini con il quale ho sostenuto 3 esami universitari tra i quali anche il laboratorio che ha portato alla creazione del blog come progetto d'esame.
Non saprei che cosa dire se non che mi dispiace. A discapito di tutte le incazzature dovute alle sue mail striminzite ("ok, guardo. a.a.") in risposta a dei trattati infiniti, era un grande professore. I suoi corsi sono stati tutti quanti, dal primo all'ultimo, stimolanti, interattivi e difficili com'è giusto che siano dei corsi universitari.
Sono passati anni e non ho mai più avuto occasione di confrontarmi con lui, ma sicuramente i suoi insegnamenti non sono finiti con il finire degli esami.
sabato 8 marzo 2014
lunedì 3 marzo 2014
Cronache Cinesi 2013 - Sino stranezze parte 3.
- Sconti improbabili.
Ovviamente in Cina è fondamentale imparare a contrattare. Bisogna contrattare su tutto: dal costo del taxi alla bottiglia dell'acqua, dalla maglietta al costo del cibo alle bancarelle. Credo che sia quasi assimilabile ad un fattore culturale per laowai. O contratti o sei un totale cretino disadattato.
All'inizio è strano, non ci siamo abituati e per cortesia non siamo portati a farlo. Poi quando capisci che non solo è normale, ma che a noi occidentali tendono a fare la cresta allora subentra la seconda fase che è quella della tirchiaggine assoluta che con il passare dei giorni acquisirà così tanti punti esperienza da passare di livello ad ogni nuova conversazione per l'acquisto di qualsivoglia tipologia di aggeggio inutile. Parlo di quella tirchiaggine dove passi 20 minuti a contrattare per avere sì e no 1€ di sconto nel migliore dei casi, per intenderci (dai 30 ai 50 centesimi quando si è in giornata buona).
Alla fin fine torni in Italia e vorresti contrattare con tutti. Cosa che in effetti fai quando vai al mercato.
Comunque, volevo parlare degli sconti improbabili che si riescono ad avere in Cina.
Ovviamente l'episodio si è svolto al silk market il regno del fake e della contrattazione.
Vado per comprare una cintura (non borchiata per una volta in vita mia) ed ovviamente il negoziante spara una cifra improbabile: cose come "per te posso farla a 200€". Credici. Naturalmente si riesce a scendere a qualcosa come 15€. A quel punto ottenere ulteriori sconti diventa difficile.
Il commerciante volendo fare conversazione per farmi dimenticare la mia gara al ribasso mi chiede per quale motivo sono lì e quindi gli racconto a grandi linee tutta la storia degli allenamenti, Tempio Shaolin eccetera eccetera (argomenti che, comunque, hanno sempre un grandissimo impatto sulla popolazione). Al che il tizio inizia a scavarsi la fossa con la frase "non ci credo". No aspetta. Ferma tutto. Ma in che senso? No perchè se mi avesse chiesto di dimostrarlo azzuffandoci, sinceramente, non credo che la mia assicurazione avrebbe coperto anche il recupero del cadavere maciullato (il mio, naturalmente). Per fortuna, però, il tizio voleva una dimostrazione semplice semplice. Un minuto di mabu.
Ragazzo, mi prendi in giro? Ma te lo faccio anche con lo zaino sulle spalle!
Ecco come guadagnare 50 RMB di sconto.
Solo in Cina!
EXP: 10000
Bargaining skills: level up.
- Magliette da urlo.
Questa è particolare.
Allora a Dengfeng si compiono molti acquisti durante il soggiorno. Beni di prima necessità, vestiario vario da allenamento e così via.
In mezzo a tutto questo si comprano anche capi di vestiario. Considerando che l'intimo è bandito dal comitato universale del buon gusto (e per dirlo io...) e che spesso gli altri capi si riducono ad improbabili t-shirt dall'accostamento cromatico al limite della crisi epilettica, l'unica soluzione è quella di comprare magliette da allenamento in taglia ridotta in modo tale da poterle utilizzare per andare in giro senza sembrare la brutta copia di qualche rapper.
A questo punto ci rendiamo conto che le magliette avranno le stampe classiche della serie "Tempio Shaolin", "Wushu" e così via. Idem per la comodissima tracolla.
Benissimo.
Guardiamo tutto questo da un punto di vista ampio.
Sarebbe come acquistare a Milano la maglietta con l'omonima scritta sopra, o con l'immagine del Duomo (per favore ditemi che non esiste veramente), o come comprarne una con la scritta "Roma" o con il Colosseo stampato. Ho reso l'idea?
Ok e adesso ditemi: quando voi vedete passare uno sconosciuto con una delle magliette elencate cosa fate?
a- lo guardate, capite che è un turista e stop
b- lo guardate, notate la maglietta/borsa ed iniziate ad urlare "ommioddio il Colosseo!"
Indovinate quale reazione avevano i cinesi?
All'inizio è anche divertente da tanto che è assurdo. Poi, sul lungo periodo, potrebbe trasformarsi in una gara a chi viene avvistato più volte e a quante urla si riusciranno a sentire nel corso della giornata.
In pratica sarebbe normale, per loro, se io in piazza Duomo mi mettessi ad urlare ad ogni maglietta di città avvistata.
Che poi, a dirla tutta, anche qua in Italia girare con la tracolla fa il suo effetto. Più di una volta ho sentito sussurrare "Shaolin sì" da qualche gruppo di cinesi in giro per la città.
Insomma è abbastanza strano no? Se io abitassi fuori dall'Italia non direi nulla vedendo qualcuno con la maglietta di Milano, figurarsi additarlo e urlare.
Ma i cinesi ci piacciono anche per questo giusto?
- Tagli di capelli.
Dunque qua c'è da fare, prima di tutto, un piccolo appunto.
La maggior parte dei cinesi ha un taglio di capelli standard, nulla di particolarmente bizzarro o fantasioso. Non ricordo di aver visto acconciature estremamente bizzarre o fulminanti. Sugli adulti.
Sui ragazzini, invece, ci sono da fare delle osservazioni.
Prima di tutto premetto di non conoscere nulla su eventuali "tradizioni" dunque non dovrei esprimere giudizi in merito anche perchè sarebbe molto stupido da parte mia.
Il primo ragazzino che vedi con il taglio alla Ronaldo quando il Brasile vinse i mondiali di calcio nel 2002 lo classifichi come la maggior parte delle cose che si vedono in Cina: bizzarro e quindi assolutamente e perfettamente normale.
Al quinto che ti capita della stessa età circa cominci a porti qualche domanda. Al quindicesimo concludi che, decisamente, non può essere una moda ma deve esserci qualcosa sotto.
Ma visto che siamo nella sezione dedicata alle stranezze è inutile parlare di tagli normali o simili.
Visto che ai cinesi piacciono le cose..uhm...particolari, qualche povero bambino, ignaro, è stato tosato in modo più che fantasioso.
Ho anche visto un ragazzino con la mela della Apple (per tornare ad una delle loro fissazioni) rasata in testa (figo il bambino targato con il simbolo di Cupertino!). Purtroppo non sono riuscita ad avere una testimonianza fotografica.
Ma vogliamo parlare di questo invece?
Sì, sì è un fiore.
Che poi è anche carino no? Ma ve la immaginate qua in Italia una simile capigliatura? Come minimo 2 giorni dopo scatterebbe qualche denuncia da parte di qualche benpensante.
Poi vabbè ci sono anche bambini che, invece, meritano le capigliature improbabili.
Con questa espressione che altro taglio avresti mai potuto avere?
Ed infine c'è chi si tosa appositamente per fare il bulletto della scuola.
Poi c'è anche chi merita il premio d'onore per mantenere vive le leggende.
- Sicurezza per non vedenti e per prossimi disabili.
Partiamo dal fatto che sia assolutamente ammirevole la propensione a mettere su ogni marciapiede le linee guida per i non vedenti.
Esistono anche in Italia. Un marciapiede sì e 100 no.
Quindi 10 punti per la buona volontà. Sia a Dengfeng che a Pechino, quantomeno sulle strade principali, esistono le linee guida e sono presenti, ovviamente, anche nelle stazioni ferroviarie e metropolitane (con tanto che tutte le linee nuove della metropolitana a Pechino hanno anche le barriere cosa che, vorrei ricordare, qua nella sviluppatissima Milano esistono solo sulla nuova linea lilla e basta).
Ma torniamo alle linee guida.
Dunque per chi non lo sapesse (lo dico perchè anche io non ne ero a conoscenza) le linee guida sono quelle strisce che troviamo sui marciapiedi o sulle banchine delle stazioni formate da una parte che segnale il percorso (quella fatta con le strisce) e una parte per segnalare l'arresto (quella con i "pallini"), la loro utilità primaria è quella di formare un percorso per non vedenti o ipovedenti in modo tale che possano avere una maggior sicurezza nei movimenti assicurando loro spostamenti sicuri.
Molto bene. Tolto che, come dicevo, in Italia esistono una volta ogni 100 strade, la maggior parte delle volte sono talmente inutili che potrebbero anche essere la strada numero 101 priva di percorso visto che sono sempre interrotte da strati di cemento o vanno a finire contro dei muri o dei punti assolutamente inutili.
In Cina, invece, ci sono, e sono ovunque.
Il problema non è la buona volontà nel volerle mettere. Il problema risiede nella reale comprensione della loro utilità.
Se lo scopo è quello di garantire un percorso sicuro allora, evidentemente, qualcosa nel corso di formazione su questo genere di segnaletica deve essere andato storto altrimenti non si spiegherebbero episodi come questo.
Un palo. Nel bel mezzo del percorso. Ma perchè?!
Altro fattore di disturbo è la capacità cinese di generare caos in qualsiasi situazione. Ne sono un esempio lampante gli incroci con milioni di bancarelle per strada.
Ovviamente in Cina è fondamentale imparare a contrattare. Bisogna contrattare su tutto: dal costo del taxi alla bottiglia dell'acqua, dalla maglietta al costo del cibo alle bancarelle. Credo che sia quasi assimilabile ad un fattore culturale per laowai. O contratti o sei un totale cretino disadattato.
All'inizio è strano, non ci siamo abituati e per cortesia non siamo portati a farlo. Poi quando capisci che non solo è normale, ma che a noi occidentali tendono a fare la cresta allora subentra la seconda fase che è quella della tirchiaggine assoluta che con il passare dei giorni acquisirà così tanti punti esperienza da passare di livello ad ogni nuova conversazione per l'acquisto di qualsivoglia tipologia di aggeggio inutile. Parlo di quella tirchiaggine dove passi 20 minuti a contrattare per avere sì e no 1€ di sconto nel migliore dei casi, per intenderci (dai 30 ai 50 centesimi quando si è in giornata buona).
Alla fin fine torni in Italia e vorresti contrattare con tutti. Cosa che in effetti fai quando vai al mercato.
Comunque, volevo parlare degli sconti improbabili che si riescono ad avere in Cina.
Ovviamente l'episodio si è svolto al silk market il regno del fake e della contrattazione.
Vado per comprare una cintura (non borchiata per una volta in vita mia) ed ovviamente il negoziante spara una cifra improbabile: cose come "per te posso farla a 200€". Credici. Naturalmente si riesce a scendere a qualcosa come 15€. A quel punto ottenere ulteriori sconti diventa difficile.
Il commerciante volendo fare conversazione per farmi dimenticare la mia gara al ribasso mi chiede per quale motivo sono lì e quindi gli racconto a grandi linee tutta la storia degli allenamenti, Tempio Shaolin eccetera eccetera (argomenti che, comunque, hanno sempre un grandissimo impatto sulla popolazione). Al che il tizio inizia a scavarsi la fossa con la frase "non ci credo". No aspetta. Ferma tutto. Ma in che senso? No perchè se mi avesse chiesto di dimostrarlo azzuffandoci, sinceramente, non credo che la mia assicurazione avrebbe coperto anche il recupero del cadavere maciullato (il mio, naturalmente). Per fortuna, però, il tizio voleva una dimostrazione semplice semplice. Un minuto di mabu.
Ragazzo, mi prendi in giro? Ma te lo faccio anche con lo zaino sulle spalle!
Ecco come guadagnare 50 RMB di sconto.
Solo in Cina!
EXP: 10000
Bargaining skills: level up.
- Magliette da urlo.
Questa è particolare.
Allora a Dengfeng si compiono molti acquisti durante il soggiorno. Beni di prima necessità, vestiario vario da allenamento e così via.
In mezzo a tutto questo si comprano anche capi di vestiario. Considerando che l'intimo è bandito dal comitato universale del buon gusto (e per dirlo io...) e che spesso gli altri capi si riducono ad improbabili t-shirt dall'accostamento cromatico al limite della crisi epilettica, l'unica soluzione è quella di comprare magliette da allenamento in taglia ridotta in modo tale da poterle utilizzare per andare in giro senza sembrare la brutta copia di qualche rapper.
A questo punto ci rendiamo conto che le magliette avranno le stampe classiche della serie "Tempio Shaolin", "Wushu" e così via. Idem per la comodissima tracolla.
Benissimo.
Guardiamo tutto questo da un punto di vista ampio.
Sarebbe come acquistare a Milano la maglietta con l'omonima scritta sopra, o con l'immagine del Duomo (per favore ditemi che non esiste veramente), o come comprarne una con la scritta "Roma" o con il Colosseo stampato. Ho reso l'idea?
Ok e adesso ditemi: quando voi vedete passare uno sconosciuto con una delle magliette elencate cosa fate?
a- lo guardate, capite che è un turista e stop
b- lo guardate, notate la maglietta/borsa ed iniziate ad urlare "ommioddio il Colosseo!"
Indovinate quale reazione avevano i cinesi?
All'inizio è anche divertente da tanto che è assurdo. Poi, sul lungo periodo, potrebbe trasformarsi in una gara a chi viene avvistato più volte e a quante urla si riusciranno a sentire nel corso della giornata.
In pratica sarebbe normale, per loro, se io in piazza Duomo mi mettessi ad urlare ad ogni maglietta di città avvistata.
Insomma è abbastanza strano no? Se io abitassi fuori dall'Italia non direi nulla vedendo qualcuno con la maglietta di Milano, figurarsi additarlo e urlare.
Ma i cinesi ci piacciono anche per questo giusto?
- Tagli di capelli.
Dunque qua c'è da fare, prima di tutto, un piccolo appunto.
La maggior parte dei cinesi ha un taglio di capelli standard, nulla di particolarmente bizzarro o fantasioso. Non ricordo di aver visto acconciature estremamente bizzarre o fulminanti. Sugli adulti.
Sui ragazzini, invece, ci sono da fare delle osservazioni.
Prima di tutto premetto di non conoscere nulla su eventuali "tradizioni" dunque non dovrei esprimere giudizi in merito anche perchè sarebbe molto stupido da parte mia.
Il primo ragazzino che vedi con il taglio alla Ronaldo quando il Brasile vinse i mondiali di calcio nel 2002 lo classifichi come la maggior parte delle cose che si vedono in Cina: bizzarro e quindi assolutamente e perfettamente normale.
Al quinto che ti capita della stessa età circa cominci a porti qualche domanda. Al quindicesimo concludi che, decisamente, non può essere una moda ma deve esserci qualcosa sotto.
Ma visto che siamo nella sezione dedicata alle stranezze è inutile parlare di tagli normali o simili.
Visto che ai cinesi piacciono le cose..uhm...particolari, qualche povero bambino, ignaro, è stato tosato in modo più che fantasioso.
Ho anche visto un ragazzino con la mela della Apple (per tornare ad una delle loro fissazioni) rasata in testa (figo il bambino targato con il simbolo di Cupertino!). Purtroppo non sono riuscita ad avere una testimonianza fotografica.
Ma vogliamo parlare di questo invece?
Sì, sì è un fiore.
Che poi è anche carino no? Ma ve la immaginate qua in Italia una simile capigliatura? Come minimo 2 giorni dopo scatterebbe qualche denuncia da parte di qualche benpensante.
Poi vabbè ci sono anche bambini che, invece, meritano le capigliature improbabili.
Con questa espressione che altro taglio avresti mai potuto avere?
Ed infine c'è chi si tosa appositamente per fare il bulletto della scuola.
Poi c'è anche chi merita il premio d'onore per mantenere vive le leggende.
Elvis è vivo! |
- Sicurezza per non vedenti e per prossimi disabili.
Partiamo dal fatto che sia assolutamente ammirevole la propensione a mettere su ogni marciapiede le linee guida per i non vedenti.
Esistono anche in Italia. Un marciapiede sì e 100 no.
Quindi 10 punti per la buona volontà. Sia a Dengfeng che a Pechino, quantomeno sulle strade principali, esistono le linee guida e sono presenti, ovviamente, anche nelle stazioni ferroviarie e metropolitane (con tanto che tutte le linee nuove della metropolitana a Pechino hanno anche le barriere cosa che, vorrei ricordare, qua nella sviluppatissima Milano esistono solo sulla nuova linea lilla e basta).
Ma torniamo alle linee guida.
Dunque per chi non lo sapesse (lo dico perchè anche io non ne ero a conoscenza) le linee guida sono quelle strisce che troviamo sui marciapiedi o sulle banchine delle stazioni formate da una parte che segnale il percorso (quella fatta con le strisce) e una parte per segnalare l'arresto (quella con i "pallini"), la loro utilità primaria è quella di formare un percorso per non vedenti o ipovedenti in modo tale che possano avere una maggior sicurezza nei movimenti assicurando loro spostamenti sicuri.
Queste per capirci |
In Cina, invece, ci sono, e sono ovunque.
Il problema non è la buona volontà nel volerle mettere. Il problema risiede nella reale comprensione della loro utilità.
Se lo scopo è quello di garantire un percorso sicuro allora, evidentemente, qualcosa nel corso di formazione su questo genere di segnaletica deve essere andato storto altrimenti non si spiegherebbero episodi come questo.
Un palo. Nel bel mezzo del percorso. Ma perchè?!
Altro fattore di disturbo è la capacità cinese di generare caos in qualsiasi situazione. Ne sono un esempio lampante gli incroci con milioni di bancarelle per strada.
Partendo da questi presupposti, dunque, non mi stupisce il fatto che anche i marciapiedi siano delle naturali vittime del pandemonio.
Ed infine, non dimentichiamoci, delle cose a caso messe in mezzo ai marciapiedi.
Forse non è chiarissimo. In questa foto possiamo notare un meraviglioso, stabilissimo, inamovibile....cavo d'acciaio che attraversa tutto il marciapiede. Situato in diagonale per evitare il rischio che qualcuno essendo troppo alto o troppo basso possa mancare la possibilità di andarci a sbattere contro. Ma non preoccupatevi...dopo lo scontro potrete contare sulla segnaletica per terra!
Tanto di cappello, invece, per la sicurezza in metropolitana.
- Colorato è bello!
Ah! Questo punto è semplicemente adorabile.
I cinesi, come già si è visto per il vestiario, hanno una passione sfrenata per tutto ciò che è colorato.
Che bello vero?
No.
Va bene, non so quanto io possa far testo avendo un armadio dove il 90% dei capi è di colore nero, ma, credetemi, converrete con me su come "no" associato a "bello" in questo caso sia l'opzione più veritiera in assoluto.
Partiamo dal fatto che l'illuminazione di natale sia valida per l'intera durata dell'anno. Va bene, accettabile, alla fin fine si tratta di lucine festose e possiamo anche chiudere un occhio a loro favore.
Il problema è che lucine + colore + accostamenti psichedelici di giochi di luce = bello = utilizziamolo ovunque!
NO!
Passino le luci colorate nella piazza la sera che danno anche una certa atmosfera estiva di festa.
Ma i neon fosforescenti di almeno 3 colori diversi illuminati ad intermittenza sugli scooter? Compresi quelli sui cerchioni delle ruote?
Avete capito che direzione sta prendendo la questione luci/colori?
Purtroppo questi mirabolanti avvistamenti sono visibili solo di notte quindi l'archivio fotografico pecca un po' nel potervene dar prova. Credetemi sulla parola.
La maggior parte dei veicoli cinesi farebbe impallidire d'invidia qualsiasi auto presente ad un raduno di tuning.
Voglio dire, anche il minivan del cuoco nel 2012 aveva un impianto luci (e stereo coordinato) che nemmeno nelle migliori discoteche vip avreste potuto trovare.
Anche gli esterni, comunque, danno spettacolo.
Ovviamente nella categoria "colorato è bello" rientrano anche i semafori. Sono stati posti ad ogni incrocio non per una reale utilità quanto, invece, per la loro meravigliosa bellezza psichedelica nel cambiar colore. Infatti tutti li guardano ammirati, ma non se li fila nessuno per rispettare le norme stradali.
Gli incroci sono una sorta di girone infernale di auto che passano e pedoni che attraversano. Tutti nello stesso momento. Però hanno delle meravigliose lucine ad illuminare il caos.
Nel caso in cui a qualche non vedente servisse una ruota di scorta. |
Forse non è chiarissimo. In questa foto possiamo notare un meraviglioso, stabilissimo, inamovibile....cavo d'acciaio che attraversa tutto il marciapiede. Situato in diagonale per evitare il rischio che qualcuno essendo troppo alto o troppo basso possa mancare la possibilità di andarci a sbattere contro. Ma non preoccupatevi...dopo lo scontro potrete contare sulla segnaletica per terra!
Tanto di cappello, invece, per la sicurezza in metropolitana.
- Colorato è bello!
Ah! Questo punto è semplicemente adorabile.
I cinesi, come già si è visto per il vestiario, hanno una passione sfrenata per tutto ciò che è colorato.
Che bello vero?
No.
Va bene, non so quanto io possa far testo avendo un armadio dove il 90% dei capi è di colore nero, ma, credetemi, converrete con me su come "no" associato a "bello" in questo caso sia l'opzione più veritiera in assoluto.
Partiamo dal fatto che l'illuminazione di natale sia valida per l'intera durata dell'anno. Va bene, accettabile, alla fin fine si tratta di lucine festose e possiamo anche chiudere un occhio a loro favore.
Il problema è che lucine + colore + accostamenti psichedelici di giochi di luce = bello = utilizziamolo ovunque!
NO!
Passino le luci colorate nella piazza la sera che danno anche una certa atmosfera estiva di festa.
Ma i neon fosforescenti di almeno 3 colori diversi illuminati ad intermittenza sugli scooter? Compresi quelli sui cerchioni delle ruote?
Avete capito che direzione sta prendendo la questione luci/colori?
Purtroppo questi mirabolanti avvistamenti sono visibili solo di notte quindi l'archivio fotografico pecca un po' nel potervene dar prova. Credetemi sulla parola.
La maggior parte dei veicoli cinesi farebbe impallidire d'invidia qualsiasi auto presente ad un raduno di tuning.
Voglio dire, anche il minivan del cuoco nel 2012 aveva un impianto luci (e stereo coordinato) che nemmeno nelle migliori discoteche vip avreste potuto trovare.
Anche gli esterni, comunque, danno spettacolo.
Il bordello vicino alla vecchia Scuola a Dengfeng |
Illuminazione natalizia ad agosto |
Ovviamente nella categoria "colorato è bello" rientrano anche i semafori. Sono stati posti ad ogni incrocio non per una reale utilità quanto, invece, per la loro meravigliosa bellezza psichedelica nel cambiar colore. Infatti tutti li guardano ammirati, ma non se li fila nessuno per rispettare le norme stradali.
Gli incroci sono una sorta di girone infernale di auto che passano e pedoni che attraversano. Tutti nello stesso momento. Però hanno delle meravigliose lucine ad illuminare il caos.
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