Scusate...sono in tema...ho appena finito di rivedere Cowboy Bebop.
Anime meraviglioso con una delle colonne sonore più belle in assoluto.
giovedì 28 febbraio 2013
lunedì 25 febbraio 2013
Me VS sanità italiana.
Mi sento un po' cretina, ma credo di non aver ancora capito per bene il funzionamento della sanità in Italia.
Ieri sono andata al pronto soccorso perchè sabato sera mi sono ritrovata con due occhi rossi che di più non si poteva (durante la settimana li avevo già avuti ma pensavo che fosse qualche forma di irritazione e stavo cercando di curare il tutto con un collirio generico). Insomma, ovviamente, queste cose non possono mai capitare durante la settimana. No. Devono capitare il fine settimana quando, anche volendo, non ci sarebbe nessun medico disponibile. Quindi che fai? Vai al pronto soccorso.
Disgraziatamente ci sono arrivata sulle mie gambe e quindi devo essere stata considera tipo una che non sapeva che fare della sua domenica.
Entro, faccio l'accettazione e mi siedo ad aspettare pazientemente il mio turno.
Mi chiamano, entro.
Il tizio sta davanti al pc e non mi calcola nemmeno di striscio, al che cercando di non irritarmi subito faccio la gentile e lo saluto. Monosillabica risposta seguita dalla domanda più idiota del mondo "che cosa ha?"
Scusa...se sono qua secondo te? Forse è perchè non ne ho idea?
Al che gli descrivo i sintomi. Finalmente riesco a vederlo in faccia, mi guarda gli occhi per un tempo complessivo non superiore ai 5 secondi e borbotta qualcosa come "cheratite occhio destro e bdbjhkdhsifh"
Silenzio.
Che ha detto?
Si rimette a scrivere al pc e mi smolla in mano un foglio rosso. "questa è un'impegnativa per vedere uno specialista entro 2 giorni"
Silenzio.
"Ok scusi ma nel mentre? Che devo fare?"
"eh consulti lo specialista"
Perchè tu che cosa saresti? L'omino delle pulizie?
Insomma non è che io ci sia andata perchè non sapessi che fare...forse ci sono andata appunto per vedere uno specialista?
Insomma per farmi curare sarei dovuta collassare sulla porta iniziando ad urlare come un'ossessa? "aaaahhhhh non ci vedo non ci vedooooooooo"
Così?
Ieri sono andata al pronto soccorso perchè sabato sera mi sono ritrovata con due occhi rossi che di più non si poteva (durante la settimana li avevo già avuti ma pensavo che fosse qualche forma di irritazione e stavo cercando di curare il tutto con un collirio generico). Insomma, ovviamente, queste cose non possono mai capitare durante la settimana. No. Devono capitare il fine settimana quando, anche volendo, non ci sarebbe nessun medico disponibile. Quindi che fai? Vai al pronto soccorso.
Disgraziatamente ci sono arrivata sulle mie gambe e quindi devo essere stata considera tipo una che non sapeva che fare della sua domenica.
Entro, faccio l'accettazione e mi siedo ad aspettare pazientemente il mio turno.
Mi chiamano, entro.
Il tizio sta davanti al pc e non mi calcola nemmeno di striscio, al che cercando di non irritarmi subito faccio la gentile e lo saluto. Monosillabica risposta seguita dalla domanda più idiota del mondo "che cosa ha?"
Scusa...se sono qua secondo te? Forse è perchè non ne ho idea?
Al che gli descrivo i sintomi. Finalmente riesco a vederlo in faccia, mi guarda gli occhi per un tempo complessivo non superiore ai 5 secondi e borbotta qualcosa come "cheratite occhio destro e bdbjhkdhsifh"
Silenzio.
Che ha detto?
Si rimette a scrivere al pc e mi smolla in mano un foglio rosso. "questa è un'impegnativa per vedere uno specialista entro 2 giorni"
Silenzio.
"Ok scusi ma nel mentre? Che devo fare?"
"eh consulti lo specialista"
Perchè tu che cosa saresti? L'omino delle pulizie?
Insomma non è che io ci sia andata perchè non sapessi che fare...forse ci sono andata appunto per vedere uno specialista?
Insomma per farmi curare sarei dovuta collassare sulla porta iniziando ad urlare come un'ossessa? "aaaahhhhh non ci vedo non ci vedooooooooo"
Così?
martedì 19 febbraio 2013
Versatile awards.
Viviana, la mia sorellona marziale, mi ha regalato questo premio:
Ora, però, devo passare ad elencare 7 cose di me che non ho mai detto.
Dunque...mi sa che anche l'altra volta ero andata in panico per questo elenco.
Viviana spera che io le elenchi i 7 segreti del Kung Fu...e lo farei, lo giuro, se solo li conoscessi! ;)
1- Spezzo gli spaghetti prima di metterli in pentola (sì ok è una cosa poco importante....ma a volte mi son sentita additata come una sorta di eretica per questa cosa)
2- Sono 2 anni che voglio iscrivermi nuovamente all'università o per una seconda triennale o per una magistrale, ma non trovo mai il coraggio. Dopo la bruciante esperienza in Cattolica (che tu sia sempre maledetta università del cavolo!) ho una fottuta paura di iniziare e abbandonare a metà o non finire o non riuscire più ad avere la testa per mettermi sui libri. Avrei bisogno di qualcuno che mi obbligasse a farlo probabilmente..
3- Certe volte quando sono coinvolta da qualcosa tendo ad immergermi in quella cosa dimenticandomi di tutto il resto. E con tutto il resto intendo tutto...tempo, cibo, gente, funzioni di sopravvivenza di base etc..
4- Uno dei cibi che prediligo quando torno da allenamento e non ho voglia di cucinare (strano...) è quello che hanno scherzosamente chiamato il "tonno croccante" di facile e veloce preparazione: aprire la scatoletta di tonno, versarne il contenuto in un piatto (preferibilmente di plastica), sbriciolarci dentro un pacchetto di crekers. Fatto! La Parodi è una dilettante in confronto!
5- Ultimamente la mia risposta a molte cose che siano dette da me o da altri è sempre "no pain no gain"
6- Detesto profondamente i PAS del corso kids, ma, allo stesso tempo penso che sono l'unica persona che potrebbe bullizzarli e se beccassi qualcuno fare questo al posto mio non ci vedrei più dalla rabbia...eehhh odi et amo. quare id faciam fortasse requiris. nescio, sed fieri sentio et excrucior...
7- Sono ripetitiva e pedante sul tema Wushu e Cina. Ma, scusatemi se ho trovato il mio piccolo sogno e voglio condividerlo....
Ora, però, devo passare ad elencare 7 cose di me che non ho mai detto.
Dunque...mi sa che anche l'altra volta ero andata in panico per questo elenco.
Viviana spera che io le elenchi i 7 segreti del Kung Fu...e lo farei, lo giuro, se solo li conoscessi! ;)
1- Spezzo gli spaghetti prima di metterli in pentola (sì ok è una cosa poco importante....ma a volte mi son sentita additata come una sorta di eretica per questa cosa)
2- Sono 2 anni che voglio iscrivermi nuovamente all'università o per una seconda triennale o per una magistrale, ma non trovo mai il coraggio. Dopo la bruciante esperienza in Cattolica (che tu sia sempre maledetta università del cavolo!) ho una fottuta paura di iniziare e abbandonare a metà o non finire o non riuscire più ad avere la testa per mettermi sui libri. Avrei bisogno di qualcuno che mi obbligasse a farlo probabilmente..
3- Certe volte quando sono coinvolta da qualcosa tendo ad immergermi in quella cosa dimenticandomi di tutto il resto. E con tutto il resto intendo tutto...tempo, cibo, gente, funzioni di sopravvivenza di base etc..
4- Uno dei cibi che prediligo quando torno da allenamento e non ho voglia di cucinare (strano...) è quello che hanno scherzosamente chiamato il "tonno croccante" di facile e veloce preparazione: aprire la scatoletta di tonno, versarne il contenuto in un piatto (preferibilmente di plastica), sbriciolarci dentro un pacchetto di crekers. Fatto! La Parodi è una dilettante in confronto!
5- Ultimamente la mia risposta a molte cose che siano dette da me o da altri è sempre "no pain no gain"
6- Detesto profondamente i PAS del corso kids, ma, allo stesso tempo penso che sono l'unica persona che potrebbe bullizzarli e se beccassi qualcuno fare questo al posto mio non ci vedrei più dalla rabbia...eehhh odi et amo. quare id faciam fortasse requiris. nescio, sed fieri sentio et excrucior...
7- Sono ripetitiva e pedante sul tema Wushu e Cina. Ma, scusatemi se ho trovato il mio piccolo sogno e voglio condividerlo....
martedì 12 febbraio 2013
Shaolin Winter Retreat 2013.
Volevo scrivere un post riassuntivo per il ritiro invernale di quest'anno.
Ovviamente arrivo con giusto un po' di ritardo, eufemisticamente parlando.
Dal 18 al 20 gennaio siamo andati in ritiro a Pigazzano presso il Miri Piri, struttura che ha ospitato il quarto ritiro della Scuola.
Premesso che per me il primo ritiro in assoluto che è stato fatto resta sempre e comunque indimenticabile, ammetto che questo non mi sia dispiaciuto affatto.
Per me è stato il terzo ritiro, perchè quello estivo dello scorso anno sono stata costretta a saltarlo, ed è andato a posizionarsi subito al secondo posto in classifica.
Devo ammetterlo, andare al ritiro non vuol dire solo faticare, vuol dire anche conoscere.
Non voglio fare delle retorica inutile perchè, ammettiamolo, il motivo principale per il quale si va lì è quello di allenarsi e quindi, sì, faticare, ma non è tutto.
Io credo che il gruppo faccia molto. E forse questa volta il gruppo ha fatto la sua parte.
32 persone in totale, se non erro, la maggior parte delle quali tutte da conoscere perchè appena arrivate in palestra.
Quindi una compagnia decisamente diversa rispetto a quella del primo ritiro dove eravamo sì e no in 20 e tutti già affiatati.
Però anche andare con persone nuove ha reso l'esperienza particolare.
Viaggiare fa conoscere le persone come mi hanno insegnato i miei viaggi in Cina. Vivere in condizioni estreme anche.
Ok qua le condizioni non erano poi così tanto estreme dal momento che eravamo in una struttura ottima, con cibo sano, riscaldamento (più o meno), pulizia e tutto quanto. Di certo una condizione non paragonabile a quella cinese dove ogni passo era un azzardo e l'amuchina regnava sovrana ad intermediare ogni azione.
Tuttavia anche qua le condizioni di allenamento mattutino non erano di certo facili.
Sveglia alle 5.30, ritrovo alle 6 nella sala dove ci si allenava durante il giorno e poi tutti fuori. Fuori con temperature sotto lo zero, neve fino alle ginocchia nel campo di allenamento o ghiaccio sulla strada. Buio, torce che fendevano il buio.
Parliamoci chiaro. Che le condizioni sarebbero state queste lo si sapeva. Lo sospettavamo quando abbiamo fatto l'iscrizione, lo sapevamo con certezza i giorni prima di partire. Eppure siamo partiti tutti.
Ed io mi sono resa conto di come, nella mia testa, deve aver fatto "click" qualcosa in questi anni.
Perchè la neve era per me qualcosa di abbastanza sconosciuto prima di arrivare a Milano, poi qualcosa di cui meravigliarsi, poi fastidio per i vari inconvenienti nel muoversi in città. Ma mai è stata pensata come terreno per allenamento. Al massimo era l'andare in montagna a sciare, forse.
Anzi, qualche anno fa l'idea di dover fare qualcosa del genere mi avrebbe probabilmente fatto pensare qualcosa come "che cosa assurda" seguita da un molto fine "col cazzo che ci vado". Ma, come dicevo, qualcosa è cambiato perchè dal "neanche morta" il pensiero è diventato prima un "perchè no?" ed infine un "non vedo l'ora di allenarmi..." del resto no pain no gain!
Alla fine è un'esperienza anche questa. Non è qualcosa maturato durante il ritiro, questo lo so, perchè credo che sia maturato in Cina in primis e durante gli allenamenti molto più duri e sfiancanti rispetto a quelli che facevo quando praticavo Taiji.
Ma a pensarci bene ne sono felice perchè è una barriera in meno. Un limite in meno. Se prima pensavo che una cosa così fosse impossibile ed improbabile adesso non lo è più, ora è una cosa che ho fatto e, oltretutto, con entusiasmo. Comprando, ovviamente, il materiale termico prima di partire, attrezzandomi a dovere ma sempre con le Feivue ai piedi.
Però l'ho fatto. E ora vedo che il concetto di limite nella mia testa è cambiato. Ed è cambiato in meglio, è un passo in avanti in più. Anzi forse un po' più di un passo.
Quando nella tua testa concepisci un'idea di allenamento al freddo con la neve ad ostacolare ogni passo come qualcosa non solo di fattibile, ma di entusiasmante allora c'è un ridimensionamento generale delle cose. Non solo nel campo dell'allenamento, ma anche nel campo della vita. Molte cose che prima non avresti mai fatto ora diventano fattibili. Sono cambiati i limiti, sono cambiati i confini. C'è una fascia di "cose che non farò mai" che ora è lì davanti e va esplorata perchè rientra nella soglia di ciò che va, anzi, deve essere fatto.
Le persone lì hanno aiutato, ovviamente.
Il concetto di gruppo, o di Famiglia, in questi casi si fortifica ad una velocità che in condizioni normali non sarebbe possibile.
Stipati in questa struttura dove sei esclusa dal mondo perchè i cellulari non prendono (e, onestamente, non te ne frega assolutamente nulla di non poter usare internet etc) con persone venute lì a faticare come te (chi perchè convinto da altri, chi per mettersi alla prova, chi per esperienze antecedenti...) non puoi che crescere e conoscere.
Conoscere persone con le quali magari non avresti avuto modo di parlare per mancanza di tempo, crescere perchè allenarsi è sempre una sfida. Con se stessi.
E stare lì un po' mi ha ricordato la Cina mentre negli esercizi in coppia eri con qualcuno appena arrivato, meno allenato, non abituato ai ritmi e ti ritrovavi ad dirgli "dai non mollare, manca poco" ripetendo quelle stesse parole che qualcuno ti aveva detto a Dengfeng.
Il concetto di per sè è davvero difficile da spiegare a parole.
Ma l'esperienza di poter aiutare qualcuno così come tu sei stata aiutata quando ne hai avuto bisogno ti fa capire che allora tutta la fatica che hai fatto prima è servita a qualcosa. Ed è servita non perchè puoi far la figa stando più tempo di qualcun altro in mabu (quella è solo crescita personale sia fisica che mentale), è servita perchè ora puoi aiutare altre persone a crescere. E non c'è maggior "soddisfazione" (termine non corretto peraltro) che vedere qualcuno percorre quel percorso difficile (perchè sì...quando i muscoli urlano è difficile far urlare la testa più di loro) potendogli stare accanto sapendo benissimo quanto sia difficile e quali siano le difficoltà, e vedere questa persona guardarti agonizzante ma con quel qualcosa negli occhi che ti fa capire che davvero darà il 100%.
Insieme alla condivisione della fatica dell'allenamento ci sono altre condivisioni che hanno reso l'esperienza qualcosa di gratificante.
Io non voglio fare retorica inutile nè dire cose da santoni che in giro ce ne sono fin troppi.
Le cose condivise lì, davvero importanti, sono quelle più semplici.
La riscoperta di valori semplici.
Vedersi la sera prima di andare a dormire per parlare di cose senza importanza al solo scopo di passare del tempo insieme, chi ti offre un po' di cioccolata, il piumone condiviso durante il film, chi ti lascia il posto vicino alla stufa, chi si offre di riempire la brocca d'acqua, il massaggio gratuito, battute, discorsi anche più seri.
Questi sono i valori che io voglio vedere. Perchè quando mai si vede dell'entusiasmo quando qualcuno ti offre un pezzo di cioccolata?
Poi ci sono stati anche i momenti di totale idiozia (come testimonia il video qualche post più sotto).
E dopo momenti di idiozia quelli che ti fanno capire che le cose sono andate bene quando la tua macchina slitta nella neve e non riesci a fare la salita e vedi arrivare indietro delle persone per scoprire che sono i ragazzi della macchina partita quei 45 minuti buoni prima di te ma che sono rimasti ad aspettare per esserci in caso di bisogno.
Ai ritiri, così come in Cina, non hai capito nulla di quello che stai facendo se alla fine dell'esperienza, quando tiri le somme, non hai tra le mani questi elementi. Non hai capito nulla se ti esalti per saper fare alla perfezione qualche gesto tecnico ma poi oltre a quello non hai nulla da condividere.
Non mi serve a nulla Praticare quello che Pratico se poi so solo fare della sterile retorica con tanti paroloni vuoti che non hanno significato reale nella mia vita. Preferisco usare parole più semplici, concetti più basilari e valori più veri.
Ovviamente arrivo con giusto un po' di ritardo, eufemisticamente parlando.
Dal 18 al 20 gennaio siamo andati in ritiro a Pigazzano presso il Miri Piri, struttura che ha ospitato il quarto ritiro della Scuola.
Premesso che per me il primo ritiro in assoluto che è stato fatto resta sempre e comunque indimenticabile, ammetto che questo non mi sia dispiaciuto affatto.
Per me è stato il terzo ritiro, perchè quello estivo dello scorso anno sono stata costretta a saltarlo, ed è andato a posizionarsi subito al secondo posto in classifica.
Devo ammetterlo, andare al ritiro non vuol dire solo faticare, vuol dire anche conoscere.
Non voglio fare delle retorica inutile perchè, ammettiamolo, il motivo principale per il quale si va lì è quello di allenarsi e quindi, sì, faticare, ma non è tutto.
Io credo che il gruppo faccia molto. E forse questa volta il gruppo ha fatto la sua parte.
32 persone in totale, se non erro, la maggior parte delle quali tutte da conoscere perchè appena arrivate in palestra.
Quindi una compagnia decisamente diversa rispetto a quella del primo ritiro dove eravamo sì e no in 20 e tutti già affiatati.
Però anche andare con persone nuove ha reso l'esperienza particolare.
Viaggiare fa conoscere le persone come mi hanno insegnato i miei viaggi in Cina. Vivere in condizioni estreme anche.
Ok qua le condizioni non erano poi così tanto estreme dal momento che eravamo in una struttura ottima, con cibo sano, riscaldamento (più o meno), pulizia e tutto quanto. Di certo una condizione non paragonabile a quella cinese dove ogni passo era un azzardo e l'amuchina regnava sovrana ad intermediare ogni azione.
Tuttavia anche qua le condizioni di allenamento mattutino non erano di certo facili.
Sveglia alle 5.30, ritrovo alle 6 nella sala dove ci si allenava durante il giorno e poi tutti fuori. Fuori con temperature sotto lo zero, neve fino alle ginocchia nel campo di allenamento o ghiaccio sulla strada. Buio, torce che fendevano il buio.
Parliamoci chiaro. Che le condizioni sarebbero state queste lo si sapeva. Lo sospettavamo quando abbiamo fatto l'iscrizione, lo sapevamo con certezza i giorni prima di partire. Eppure siamo partiti tutti.
Ed io mi sono resa conto di come, nella mia testa, deve aver fatto "click" qualcosa in questi anni.
Perchè la neve era per me qualcosa di abbastanza sconosciuto prima di arrivare a Milano, poi qualcosa di cui meravigliarsi, poi fastidio per i vari inconvenienti nel muoversi in città. Ma mai è stata pensata come terreno per allenamento. Al massimo era l'andare in montagna a sciare, forse.
Anzi, qualche anno fa l'idea di dover fare qualcosa del genere mi avrebbe probabilmente fatto pensare qualcosa come "che cosa assurda" seguita da un molto fine "col cazzo che ci vado". Ma, come dicevo, qualcosa è cambiato perchè dal "neanche morta" il pensiero è diventato prima un "perchè no?" ed infine un "non vedo l'ora di allenarmi..." del resto no pain no gain!
Alla fine è un'esperienza anche questa. Non è qualcosa maturato durante il ritiro, questo lo so, perchè credo che sia maturato in Cina in primis e durante gli allenamenti molto più duri e sfiancanti rispetto a quelli che facevo quando praticavo Taiji.
Ma a pensarci bene ne sono felice perchè è una barriera in meno. Un limite in meno. Se prima pensavo che una cosa così fosse impossibile ed improbabile adesso non lo è più, ora è una cosa che ho fatto e, oltretutto, con entusiasmo. Comprando, ovviamente, il materiale termico prima di partire, attrezzandomi a dovere ma sempre con le Feivue ai piedi.
Però l'ho fatto. E ora vedo che il concetto di limite nella mia testa è cambiato. Ed è cambiato in meglio, è un passo in avanti in più. Anzi forse un po' più di un passo.
Quando nella tua testa concepisci un'idea di allenamento al freddo con la neve ad ostacolare ogni passo come qualcosa non solo di fattibile, ma di entusiasmante allora c'è un ridimensionamento generale delle cose. Non solo nel campo dell'allenamento, ma anche nel campo della vita. Molte cose che prima non avresti mai fatto ora diventano fattibili. Sono cambiati i limiti, sono cambiati i confini. C'è una fascia di "cose che non farò mai" che ora è lì davanti e va esplorata perchè rientra nella soglia di ciò che va, anzi, deve essere fatto.
Le persone lì hanno aiutato, ovviamente.
Il concetto di gruppo, o di Famiglia, in questi casi si fortifica ad una velocità che in condizioni normali non sarebbe possibile.
Stipati in questa struttura dove sei esclusa dal mondo perchè i cellulari non prendono (e, onestamente, non te ne frega assolutamente nulla di non poter usare internet etc) con persone venute lì a faticare come te (chi perchè convinto da altri, chi per mettersi alla prova, chi per esperienze antecedenti...) non puoi che crescere e conoscere.
Conoscere persone con le quali magari non avresti avuto modo di parlare per mancanza di tempo, crescere perchè allenarsi è sempre una sfida. Con se stessi.
E stare lì un po' mi ha ricordato la Cina mentre negli esercizi in coppia eri con qualcuno appena arrivato, meno allenato, non abituato ai ritmi e ti ritrovavi ad dirgli "dai non mollare, manca poco" ripetendo quelle stesse parole che qualcuno ti aveva detto a Dengfeng.
Il concetto di per sè è davvero difficile da spiegare a parole.
Ma l'esperienza di poter aiutare qualcuno così come tu sei stata aiutata quando ne hai avuto bisogno ti fa capire che allora tutta la fatica che hai fatto prima è servita a qualcosa. Ed è servita non perchè puoi far la figa stando più tempo di qualcun altro in mabu (quella è solo crescita personale sia fisica che mentale), è servita perchè ora puoi aiutare altre persone a crescere. E non c'è maggior "soddisfazione" (termine non corretto peraltro) che vedere qualcuno percorre quel percorso difficile (perchè sì...quando i muscoli urlano è difficile far urlare la testa più di loro) potendogli stare accanto sapendo benissimo quanto sia difficile e quali siano le difficoltà, e vedere questa persona guardarti agonizzante ma con quel qualcosa negli occhi che ti fa capire che davvero darà il 100%.
Insieme alla condivisione della fatica dell'allenamento ci sono altre condivisioni che hanno reso l'esperienza qualcosa di gratificante.
Io non voglio fare retorica inutile nè dire cose da santoni che in giro ce ne sono fin troppi.
Le cose condivise lì, davvero importanti, sono quelle più semplici.
La riscoperta di valori semplici.
Vedersi la sera prima di andare a dormire per parlare di cose senza importanza al solo scopo di passare del tempo insieme, chi ti offre un po' di cioccolata, il piumone condiviso durante il film, chi ti lascia il posto vicino alla stufa, chi si offre di riempire la brocca d'acqua, il massaggio gratuito, battute, discorsi anche più seri.
Questi sono i valori che io voglio vedere. Perchè quando mai si vede dell'entusiasmo quando qualcuno ti offre un pezzo di cioccolata?
Poi ci sono stati anche i momenti di totale idiozia (come testimonia il video qualche post più sotto).
E dopo momenti di idiozia quelli che ti fanno capire che le cose sono andate bene quando la tua macchina slitta nella neve e non riesci a fare la salita e vedi arrivare indietro delle persone per scoprire che sono i ragazzi della macchina partita quei 45 minuti buoni prima di te ma che sono rimasti ad aspettare per esserci in caso di bisogno.
Ai ritiri, così come in Cina, non hai capito nulla di quello che stai facendo se alla fine dell'esperienza, quando tiri le somme, non hai tra le mani questi elementi. Non hai capito nulla se ti esalti per saper fare alla perfezione qualche gesto tecnico ma poi oltre a quello non hai nulla da condividere.
Non mi serve a nulla Praticare quello che Pratico se poi so solo fare della sterile retorica con tanti paroloni vuoti che non hanno significato reale nella mia vita. Preferisco usare parole più semplici, concetti più basilari e valori più veri.
La bella giornata di sole che ci ha accolti |
Sì, quella è la strada da fare la mattina... |
In attesa dell'inzio |
Piegamenti con "aiuto" del compagno |
La nemesi dei piegamenti a gomiti chiusi |
Acidità!! tttzzzz |
Durante la proiezione serale del documentario |
Prima mattina...si parte! |
Inizio esercizi una volta arrivati a destinazione |
Piegamenti nella neve. Letteralmente. Dentro la neve. |
Foto di gruppo |
Osmosi per rilassare e riposare le gambe |
Proiezione serale film. Piumone condiviso e stecca di cioccolato |
Allenamento forme |
Ovviamente...non poteva mancare ;) |
giovedì 7 febbraio 2013
Distant Worlds - Answers
Questa deve essere ascoltata...
da quando sono stata al concerto mi è impossibile non pensarci....
da quando sono stata al concerto mi è impossibile non pensarci....
domenica 3 febbraio 2013
They're taking the hobbits to Isengard - Ritiro invernale.
In attesa di trovare il tempo per riassumere l'esperienza del ritiro invernale di quest'anno vi lascio questa piccola "perla" ideata e girata proprio alla fine dello stesso.
Quasi nessuno è stato realmente maltrattato, non sono stati usati programmi di montaggio post riprese.
Quasi nessuno è stato realmente maltrattato, non sono stati usati programmi di montaggio post riprese.
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