Non che non ne fossi già a conoscenza, ma ultimamente questo aspetto del mio carattere è risorto dalle ceneri (tipo la fenice per intenderci). L'avevo accantonato, o meglio, dimenticato per un po'. Anzi diciamo che l'avevo proprio ignorato per essere precisi.
Già nelle piccole cose, quelle materiali principalmente, è sempre stato abbastanza presente. Ad esempio: cambio il cellulare perchè il vecchio non ne vuole sapere di accendersi ebbene quel cellulare non lo butto, lo tengo come reliquia come se potesse ancora servirmi. In realtà è sempre stato così, anche cambiare posto alle cose mi ha sempre causato qualche problema...se lì ho sempre tenuto i libri classici e lì quelli di narrativa orientale invertire il loro posizionamento era qualcosa che per me rappresentava un gran cambiamento.
Che poi dire una cosa del genere quando negli ultimi 5 anni ho cambiato 1 città, 3 case, 1 Scuola, 1 università sembra anche abbastanza contraddittorio, ma nella mia testa è diverso.
Se sono io a cambiare non mi crea così tanti problemi, è quando cambiano le altre cose o gli altri che mi mette in subbuglio.
Quello che poi odio di più è dover salutare le persone. Non dico "dover dire addio" perchè suona proprio male, ma in certe occasioni sarebbe forse l'espressione più corretta.
Vedere partire le persone che, a volte per molti anni, a volte per un po' meno tempo (ma poi conta la qualità del tempo e non la quantità, giusto?) mi sono sempre state accanto è disarmante.
Quando accade questa cosa vorrei che i miei progetti si realizzassero in un istante, senza dover aspettare perchè aspettare significa restare indietro.
Così quando Alex ha finito il master e sono andata in università a salutarlo prima che tornasse a Monaco ho cercato di non dar troppo peso alla cosa pur sapendo che chissà quanto tempo dovrà passare prima che ci si riveda e che non sarà, comunque, più la stessa cosa. Stiamo parlando di 3 anni passati nella stessa casa santiddio non di 2 giorni. Risultato: il mio fantastico subconscio mi ha fatto sognare almeno 2 volte il momento in cui ci siamo salutati (in situazioni diverse, ma il senso era quello) con il conseguente scazzo unito ad un misto di depressione la mattina dopo al risveglio.
Mi sono rotta di cominciare a dover contare i giorni che mancano alla partenza delle persone alle quali in questi anni mi sono affezionata di più.
La cosa divertente per quel sadico bastardo che è il destino, o chi per lui, è che mi sono resa conto che la stragande maggioranza delle persone che conosco presto porterà via i cosiddetti da qua in un lasso di tempo di poco superiore ad un anno se li mettiamo tutti insieme. Fantastico no? Sarebbe già traumatico vederli trasferiti in altre città italiane (magari anche raggiungibili) figurarsi sparsi in qualche parte del globo.
E dire che quando abitavo giù in Liguria questo problema non si è mai presentato (forse perchè mi relaziono/avo con così poche persone da non dovermi porre il dilemma), da quando sono qua a Milano, invece, le situazioni di questo genere sono cresciute in modo esponenziale. A volte penso che ci sia la necessità di un radicale cambio nell'approccio. Tipo: dopo qualche mese qua a Milano mi sono resa conto che se le eventuali domande di approccio con un ragazzo (mai fatto, si parla di ipotesi...) prima erano da porsi nel seguente ordine 1- sei single, 2- come ti chiami, una volta nella capitale della moda l'ordine mutava in 1- sei etero, 2- sei single, 3- come ti chiami.
Quindi in base a questo d'ora in avanti le domande prima di stringere nuove amicizie saranno 1- hai intenzione di restare in Italia almeno per i prossimi 70 anni, 2- hai intenzioni di restare a Mialno almeno per i prossimi 70 anni. Superate queste due domande filtro si potrà eventualmente iniziare un rapporto di amicizia.
Che poi qualcuno mi chiede cose del tipo "ma perchè non prendi e vai anche te da qualche parte?"
In effetti non è mica una domanda stupida, ma ci sono un po' di motivazioni. Punto primo: avendo preso casa qua se non voglio essere perseguitata a vita dai miei forse è il caso di non farmi prendere da strane manie di espatrio se non per brevi (brevissimi) periodi e con validissime motivazioni. Punto secondo: la Scuola. Non ci penso nemmeno lontanamente ad abbandonare i miei Maestri e le persone che ho incontrato lì, non dopo 888 giorni di depressione e non dopo aver trovato persone come loro. Punto terzo: sarebbe carino da parte mia realizzare almeno un quarto dei miei progetti prima di buttarmi all'avventura e rischiare di non concludere un tubo.
Maledizione odio i cambiamenti eccessivi, li detesto!
Specialmente quando mi trasformo in un'adolescente piagnucolosa che si mette ad ascoltare canzoni di gruppi improponibili che se me l'avessero detto mi sarei messa a ridere liquidando la cosa con un "ma anche no" secchissimo. E direi che ero così felice di aver saltato questa fase...
L'unica cosa che ti posso dire a tua consolazione è che il pianeta è sempre lo stesso, e da qui non si scappa.
RispondiEliminaCosì hai la scusa per andare a Monaco che è una città splendida (e lo dice una che giovedì di passaggio in aeroporto si è presa la maglietta con scritto I (cuoricino) Muenchen).
Ti posso solo dire che ti capisco molto bene.. e' finito l'ultimo anno di università e diversi dei miei amici piu' cari andranno all'estero..presto.. è un anno che mi vengono magoni, e angoscia perchè mi sembra di rimandere indietro...mi piace sempre come scrivi, buona fortuna per tutto sere :)
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